Una decina di giorni fa su questa testata, si è parlato del ruolo del controtenore nel teatro barocco in occasione di un concerto di Carlo Vistoli e dell’ensemble Sezione Aurea all’Istituzione Universitaria dei Concerti a Roma. Torno sul tema perché è appena uscito un bel CD della Glossa basato su una rappresentazione scenica di Aci, Galatea e Polifemo, una serenata a tre voci di Georg Friedrich Händel, al Teatro Municipale di Piacenza. Spesso bisogna andare nei “teatri di tradizione” di provincia per trovare leccornie come questa. Inoltre, il vostro chroniqueur è di famiglia di Acireale e, quindi, ho un certo affetto per il mito ovidiano del pastorello Aci che innamorato della ninfa Galateo viene ucciso dal gigante Polifemo ma gli Dei trasformano in un fiume. Il protagonista è un controtenore: Raffaele Pé.
La sua prima esecuzione avvenne nel Teatrino di corte (Napoli) il 19 luglio 1708 diretta dal compositore. La composizione è datata 16 giugno 1708. Venne commissionata da Donna Aurora Sanseverino, duchessa di Laurenzana, in occasione delle festività nuziali per il matrimonio tra Tolomeo III Saverio Gallio, duca di Alvito, e Beatrice Tocco Sanseverino di Montemiletto, principessa d’Acaja e nipote di Donna Aurora. Il libretto venne scritto da Nicola Giuvo, segretario della duchessa.
Il lavoro venne successivamente eseguito anche per altri festeggiamenti: il matrimonio tra Pascale Gaetani d’Aragona e Maria Maddalena di Croy nel 1711 e l’onomastico della figlia del Viceré di Napoli il 26 luglio 1713.
Il ruolo di Polifemo venne scritto per un basso, per il quale vennero composte due arie che richiedono un grande virtuosismo: “Sibilar l’angui d’Aletto” e “Fra l’ombre e gl’orrori”.
La breve opera (90 minuti) richiede un mezzo soprano, un controtenore, un basso o baritono, un flauto, un oboe, due trombe, due violini, due violoncelli ed un basso continuo.
La trama è semplice, Il pastore Aci è innamorato della nereide Galatea: gli innamorati si dichiarano il proprio amore. Galatea teme che l’amore provato nei suoi confronti dal ciclope Polifemo, non corrisposto, provochi nel figlio di Nettuno violente reazioni. Un suono spaventoso annuncia l’arrivo di Polifemo e Aci, su suggerimento di Galatea fugge. Il ciclope è furibondo nei confronti del rivale e promette di ricorrere ad ogni mezzo per liberarsi di Aci. Galatea resiste alle minacce di Polifemo e Aci si frappone tra i due per difendere l’amata.
Polifemo ribadisce che la sua furia colpirà chi non corrisponde il suo interesse e Galatea invoca il padre Nereo per salvarla dal tentativo di abbraccio del cicolpe. Quando Aci e Galatea si ritrovano uniti, Polifemo ascolta i discorsi d’amore e, in un accesso di rabbia, uccide Aci con un masso. Alla disperazione di Galatea Polifemo risponde sostenendo che la causa della morte di Aci è della sua resistenza al suo amore. La nereide si rivolge in preghiera al padre chiedendogli di trasformare il sangue dell’amato in un fiume che corra verso il mare cosicché lei possa abbracciarlo.
Polifemo capisce che le preghiere di Galatea sono state accolte: la cantata si conclude con il terzetto, intonato dai tre protagonisti: “Chi ben ama ha per gli oggetti fido cor, pura costanza”.
I ruoli di Aci e Polifemo sono particolarmente degno di nota per la vasta gamma e la singolare agilità vocale richiesta.
Ci sono vari manoscritti della partitura con differenze anche nelle caratteristiche delle voci. La versione utilizzata a Piacenza, e base di questo disco, si basa principalmente su quella napoletana del 1708 e su quella approntata da Händel per la “prima” all’Haymarket Theatre di Londra nel 1732. Tra le due era passato un quarto di secolo ed era mutato anche lo stile barocco: asciutto quello napoletano e più fiorito quello britannico. Anche la strumentazione era differente: a Londra non si usano quasi le trombe ma avevano un ruolo maggiore i fiati.
Il CD è godibilissimo. Raffaele Pé (che l’anno scorso ricevette il Premio Abbiati del disco) è un grande Aci splendido in arie come Lontano da te e Dell’aquila gli artigli. Polifemo è il baritono Andra Mostroni che dà prova della propria agilità sin dal recitativo d’ingresso Mi palpita il cor seguito dall’aria D’affanno tiranno ed è grandioso nell’aria Fra l’ombra e gli orrori. Galatea è il mezzo soprano Giuseppina Bidelli che svetta nell’aria Se m’ami, o caro.
Buono il complesso La Lira d’Orfeo diretto da Luca Guglielmo.