Avversario – teologicamente parlando – di due Papi e contestato dalla Congregazione della Fede per le sue tesi: è morto il teologo svizzero Hans Kung, 93enne originario del cantone di Lucerna, dopo una lunga malattia. Dopo in primi anni a seguito dell’ordinanza sacerdotale a Roma nel 1954, Kung sviluppò specialmente l’ambito di ricerca in teologia divenendo uno dei massimi pensatori cattolici “progressisti” sia durante che ovviamente dopo il Concilio Vaticano II.



È morto uno dei principali “avversari” e storici “nemici” di Papa Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, spesso contestato nelle sue tesi e più volte ripresi dall’ex Sant’Uffizio anche negli ultimi anni: con quel suo saggio “Infallibile? Una domanda” nel 1970 arrivò a contestare pubblicamente e teologicamente il dogma dell’infallibilità del Papa in termini di fede, stabilito dal Concilio: Hans Kung venne per quella pubblicazione richiamato formalmente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1975 e nel 1979 poi definitivamente “privato” del titolo di “teologo cattolico”, necessario in Germania per poter insegnare nelle facoltà di teologia nelle Università.



HANS KUNG E I CONTRASTI CON RATZINGER

«Avevo apprezzato molto a suo tempo l’invito di papa Benedetto, che malgrado la mia posizione critica nei suoi riguardi mi accordò, poco dopo l’inizio del suo pontificato, un colloquio di quattro ore, che si svolse in modo amichevole. Ne avevo tratto la speranza che Joseph Ratzinger, già mio collega all’università di Tübingen, avrebbe trovato comunque la via verso un ulteriore rinnovamento della Chiesa e un’intesa ecumenica, nello spirito del Concilio Vaticano II. Purtroppo le mie speranze, così come quelle di tante e tanti credenti che vivono con impegno la fede cattolica, non si sono avverate; ho avuto modo di farlo sapere più di una volta a papa Benedetto nella corrispondenza che ho avuto con lui»: lo scriveva Hans Kung su Repubblica il 15 aprile 2010, nel pieno del Pontificato di Papa Ratzinger che tornava a contestare come di fatto sempre ebbe fatto tanto da cardinale quanto poi al Soglio Pontificio. Il teologo svizzero contestava a Benedetto XVI non certo la fede e l’impegno per l’unità della Chiesa, ma la mancanza di “dialogo” con le anime più progressiste, esterne e “contestatrici” dell’ortodossia cattolica: in particolare, Hans Kung contestava a Ratzinger la mancanza di dialogo effettivo con i musulmani, «Sintomatico in questo senso è il discorso pronunciato dal papa a Ratisbona: mal consigliato, Benedetto XVI ha dato dell’islam un’immagine caricaturale, descrivendolo come una religione disumana e violenta e alimentando così la diffidenza tra i musulmani». Di contro, nel rispetto per la persona e l’acume del teologo svizzero oggi tristemente scomparso, il Papa Emerito ebbe sempre la forza di di opporre alle “tesi kungiane” non solo lo “scontro teologico” ma anche la relativizzazione della verità, affidata alla dialettica delle culture e della storia.

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