Dopo una violenta campagna social scatenata da alcuni attivisti (ci arriveremo tra un attimo) la storica casa motociclistica Harley-Davidson ha annunciato di aver abolito tutte le politiche woke mirate a migliorare l’inclusività all’interno dell’equazione aziendale: l’annuncio è stato fatto solamente un paio di giorni fa tramite un comunicato diffuso sul profilo Twitter (ora rinominato X) dall’azienda, in risposta proprio a quella campagna di cui parlavamo in apertura che avrebbe generato diverse critiche attorno al marchio fondato nell’ormai lontano 1903.



Nel comunicato Harley-Davidson spiega chiaramente di aver dismesso l’ufficio DEI (Diversity, equity and inclusion) già ad aprile di quest’anno e di aver interrotto tutte le politiche di assunzioni mirate a migliorare l’inclusività; mentre poco più avanti si legge anche che sono stati interrotti gli “obiettivi di spesa” con i quali si cercavano fornitori con “background diversi” e che è stata interrotta la collaborazione con la Human Rights Campaign che porterà a cancellare qualsiasi “contenuto [pubblicitario] a sfondo sociale“.



“Siamo rattristati – si legge ancora nel lungo comunicato – dalla negatività sui social media delle ultime settimane”, collegata al progetto di “dividere la comunità Harley-Davidson” e pur credendo che “avere un’ampia base di clienti e dipendenti sia un bene per gli affari” il marchio promette che d’ora in poi si concentrerà “esclusivamente sulla crescita del motociclismo sportivo” e sulla produzione di motociclette.

La denuncia di Robby Starbuck: “Harley-Davidson abbraccia le cause woke voltando le spalle ai suoi clienti”

Insomma, quello di Harley-Davidson è un vero e proprio passo indietro sulle politiche woke, peraltro del tutto simile a quello già fatto all’inizio dell’estate da John Deere & Co e dalla Tractor Supply: il tutto sembra essere collegato ad una compagna di critiche nata da un video di denuncia condiviso sull’ex Twitter dal registra (reimprovvisatosi attivista conservatore) Robby Starbuck che attaccava il marchio motociclistico definendolo “non allineato con i suoi clienti“.



Nel suo video l’attivista spiegava che Harley-Davidson negli ultimi mesi aveva aderito alla “Camera di Commercio Lgbtq+ del Wisconsin”, mentre partecipava anche all’organizzazione di “campo di formazione Lgbtq+” all’interno dei suoi stessi uffici e obbligava i dipendenti a partecipare ai seminari del già citato dipartimento DEI: “Sbarazzatevi delle questioni sociali – invitava lo stesso Starbuck nel suo video di denuncia, rivolgendosi direttamente all’azienda – e le cause divisive“, suggerndondo ad Harley-Davidson di chiudere “i dipartimenti Diversity & Inclusion”, di dismettere i “corsi di formazione” e di interrompere “le donazioni alle cause woke” per concentrarsi sulla sola produzione delle motociclette.