HARRY, NEGATA LA DIVULGAZIONE DEI DOCUMENTI SUL SUO VISTO
Nel Regno Unito si riaccende la polemica attorno al Principe Harry, già al centro di altre vicende che negli ultimi tempi non solo hanno accentuato le distanze che lo separano oramai dalla Royal Family ma pure fatto cadere in disgrazia di fronte all’opinione pubblica dei sudditi di Sua Maestà: dopo che negli scorsi mesi, a seguito della pubblicazione delle ammissioni da parte del Duca del Sussex nel suo libro “Spare” di aver fatto uso di droghe, si era paventata la possibilità di conseguenze per il suo visto negli States, ora arrivano nuovi aggiornamenti sulla vicenda. Infatti è notizia recente che è stata respinta la richiesta di divulgare documenti sulla sua procedura di richiesta del visto dopo che il diretto interessato aveva ammesso di aver fatto uso di droghe e sulla possibilità che questi avesse mentito alle autorità americane.
Ma andiamo con ordine: tutto nasce con la pubblicazione di quello che è stato uno dei veri best seller degli ultimi anni, l’autobiografia in cui il Principe Harry ammetteva di aver fatto ricorso a droghe, tra cui la cocaina, pur spiegando che quell’esperienza non era stata particolarmente divertente e non l’aveva certo reso felice. Tuttavia, come sappiamo, il modulo di domanda del visto per gli Stati Uniti, il US DS160, chiede esplicitamente al richiedente di rispondere in modo veritiero ai vari quesiti e tra questo c’è quello che parla espressamente di pregressa tossicodipendenza e di possibili violazioni delle leggi in materia di sostanze vietate. Ecco perché in queste ore la risposta negativa da parte del Department of Homeland Security americano alla divulgazione di quei documenti ha fatto storcere il naso a qualcuno.
DHS “PREVALE PRIVACY”. DECISIONE SUSCITA POLEMICHE E…
Tra questi non solo alcuni tabloid britannici che seguono con attenzione le vicende del principe ‘ribelle’ e della sua consorte, Meghan Markle, ma anche il think tank a stelle e strisce Heritage Foundation che aveva presentato proprio una richiesta ai sensi del ‘Freedom of Information Act’ al fine di poter avere accesso a quei documenti riservati e relativi alla richiesta inoltrata all’epoca da parte del Duca del Sussex. Secondo quanto rivelato non solo dal ‘Daily Mail’ ma pure dal ‘New York Post’, il Dipartimento a stelle e strisce avrebbe risposto di fatto picche, motivando la decisione col fatto che, nella misura in cui esistono documenti, questi non hanno un interesse pubblico nell’essere pubblicati da parte dell’ufficio competente diretto da Jimmy Wolfrey e che possa prevalere sui legittimi interessi che tutelano la privacy del soggetto in questione.
Caso chiuso dopo la richiesta respinta? Nì: se per adesso quei documenti rimangono privati, dai piani alti della Heritage Foundation è arrivata una risposta che lamenta la mancanza di trasparenza da parte del DHS e dell’amministrazione Biden e la promessa che la ricerca delle informazioni e la loro battaglia potrebbe avere una coda in tribunale. Ovviamente in questo caso non è tanto in ballo il ritiro del visto di Harry e nemmeno una sua espulsione dagli USA (se avesse detto la verità, l’assunzione di determinate sostanze non è motivo ostativo all’ottenimento): tuttavia resta per qualcuno il legittimo dubbio che possa anche aver mentito, cosa che creerebbe non pochi problemi oltre che imbarazzi per il Dipartimento e lo stesso Duca. Il ‘Daily Mail’, nel pezzo dedicato alla faccenda, titola con un “Gli USA non ci dicono se Harry ha nascosto il suo passato da tossicodipendente”, riportando la risposta negativa data dai funzionari americani agli avvocati del think tank . Come già riportato sopra, l’ammissione del consumo di droga non porta automaticamente l’allontanamento dal Paese a vita, tuttavia la conclusione maliziosa che suggerisce il pezzo apparso sul tabloid suggerisce come Harry, negli States dal 2020, possa aver stretto amicizia con personalità di spicco della politica americana ed essere diventato “inconsapevolmente” (il giornale sottolinea questo passaggio) una pedina di un presunto gioco politico più grande.