Harry Potter rimosso da una scuola cattolica perché «evoca spiriti maligni». La saga del laghetto di Hogwarts è stata eliminata dalla biblioteca scolastica di un istituto del Tennessee gestito dai cattolici, la St. Edward Catholic School di Nashville. Dunque, i sette libri di J.K. Rowling non rientrano più nell’elenco delle opere consultabili dagli studenti. Tra gli scaffali non sono più disponibili i racconti sulla pietra filosofale o sulle creature magiche. Torna la censura, di cui non vi parlavamo da un po’. Ma il rapporto tra il cattolicesimo e la letteratura fantasy è sempre stato complesso. Questa notizia ci riporta alla memoria quanto accaduto in Polonia nel marzo scorso. In quella circostanza però si arrivò addirittura a bruciare i libri. In questo caso invece c’è “solo” disapprovazione e una scelta ben precisa. C’è infatti una parte della Chiesa cattolica, quella cioè più conservatrice e tradizionalista, che associa certe letture a rischi concreti.



HARRY POTTER, LIBRI VIETATI “INCANTESIMI EVOCANO SPIRITI MALIGNI”

Nel caso di Harry Potter il problema è rappresentato dagli incantesimi. Secondo la versione di uno dei consacrati incaricati a Nashville, la cui versione è stata poi riportata da Fox17, la saga sul maghetto può contribuire «all’evocazione degli spiriti maligni». In questo caso comunque la spiegazione è stata data con un comunicato. «Le maledizioni e gli incantesimi usati nei libri sono vere maledizioni e incantesimi», scrive il sacerdote Dan Reehil che ha deciso di radiare Harry Potter dall’istituto. Inoltre, è convinto che «quando letti da un essere umano rischiano di evocare gli spiriti maligni alla presenza della persona che legge il testo». E questo ha portato alla decisione di bandire i libri di Harry Potter dalla scuola. «Questi libri presentano la magia sia in bene che in male, il che non è vero, in realtà è un inganno intelligente», ha scritto nella mail ufficiale mandata a tutti i genitori. Per la sovrintendente delle scuole della diocesi cattolica di Nashville non si tratta di censura, ma della volontà di «assicurarci che ciò che mettiamo nelle nostre biblioteche scolastiche sia materiale adatto all’età per le nostre classi».

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