Esiste l’amicizia tra uomo e donna? Possono un uomo e una donna condividere esperienze, pensieri e sentimenti intimi rimanendo solo amici? Usciva trent’anni fa nelle sale statunitensi il film che, non unico ma forse il migliore tra i tanti, trattava questo tema con leggerezza e contagiosa allegria da commedia d’altri tempi. Scritto da Nora Ephron, mano femminile che si fa notare nel procedere dello script, e diretto da Rob Reiner, al suo primo vero successo (preceduto da Stand By Me, 1986), Harry, ti Presento Sally è diventato col tempo un piccolo cult, per numerose ragioni che vanno oltre il semplice assunto di partenza.



Innanzitutto si tratta di una storia molto ben scritta, secondo gli inevitabili stereotipi del genere commedia (quella brillante/sentimentale hollywoodiana), ma non troppo ostentati, piuttosto finalizzati a comporre un racconto equilibrato, che arrivi allo scontato lieto fine in maniera tutt’altro che banale, a tratti abbastanza originale. Molto belle e adatte, ad esempio, le scenette di intermezzo, che punteggiano la vicenda principale, nelle quali coppie anziane raccontano il loro primo incontro. Storie vere interpretate da attori che il regista Reiner ha avuto la brillante idea di inserire nel tessuto del film.



Ma l’assunto di base, sintetizzato più sopra, di per sé non produce storie interessanti. Infatti, analizzando meglio, e come la stessa Ephron ha affermato, Harry, ti Presento Sally tratta piuttosto del diverso modo in cui uomini e donne vedono le cose (amicizia, amore, sesso, ecc.), e il film prende forma e forza proprio da queste costanti differenze. Strutturando tutto ciò in un racconto leggero, divertente, ma al tempo stesso molto credibile, gli autori hanno magicamente trovato la giusta alchimia. Si spiega il grande meritato successo di pubblico e critica che il film ha avuto e continua ad avere negli anni. A ragione molte fonti critiche dell’epoca paragonano il film, più per la pulizia della struttura che per il contenuto tematico, alle migliori commedie del cinema classico hollywoodiano, arrivando anche ad affermare che il film racconti “con fascino e ritmo, l’eterna storia del cinema americano”.



Della suddetta alchimia costituiscono parte integrante e sostanziale, ovviamente insieme all’autrice dello script, anche regista e attori. Rob Reiner giunge alla sua quinta regia condividendo con la sceneggiatrice il progetto di un film sui single fin dal 1985. La sua direzione giova al ritmo del film, essenziale classica con tocchi di velato simbolismo: quando i due protagonisti, all’inizio del film, si sono appena conosciuti e cominciano il viaggio in auto da Chicago a New York, passano sotto un arco di trionfo, presagio visivo a simbolo del destino che troveranno alla fine della storia.

Infine, il valore aggiunto in un film di questo tipo è senz’altro costituito dagli attori. Tutti molto adatti alla parte assegnata, sia Billy Crystal e Meg Ryan (entrambi alla prima parte importante da protagonisti) come i coprotagonisti Bruno Kirby e Carrie Fisher. E anche tutti in grado di adattare la parte alle proprie corde, inventando sul momento movenze o battute perfettamente adatte alla vicenda, cui magari gli autori non avevano pensato. Nasce così, infatti, la famosa (da cult) scena dell’orgasmo simulato da Sally al ristorante: nello script originario i due dovevano solo discutere di orgasmi, mentre la simulazione è un’idea venuta alla Ryan al momento delle riprese. Lo stesso dicasi del siparietto finale, nel quale i due protagonisti, a conclusione e suggello della storia, raccontano del loro matrimonio: non era presente nello script, venne aggiunto durante le riprese e improvvisato dai due attori.

Il risultato di tale interazione tra autori e attori è che Harry, ti Presento Sally è, tra l’altro, anche un film abilmente giocato sui dialoghi, una manciata di battute folgoranti, il sale di ogni commedia che si rispetti. Alcune di queste entrate nell’immaginario collettivo, soprattutto quella rivolta alla cameriera dalla signora a modo (interpretata dalla madre del regista) nel locale dove Sally ha appena simulato un orgasmo: prendo “quello che ha preso la signorina”. Indimenticabile anche la classificazione che Harry fa delle tipologie femminile, distinguendo tra donne a “basso” e “alto mantenimento” (di quest’ultima molti di noi hanno vivida esperienza); faccenda coronata dalla fantastica affermazione “tu sei della specie peggiore: alto mantenimento convinta del contrario” rivolta da Harry a una stupefatta Sally.

Ma come tutto il resto dell’impianto filmico, anche i dialoghi eclatanti non sono mai fine a sé stessi, più che mai contribuiscono al ritmo e alla struttura complessiva della storia, per meglio inquadrarne il significato di fondo. E allora, nel toccante dialogo finale (… “sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vorresti passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile”) questo bel film di Nora Ephron autrice donna – faccio notare – pare con chiarezza rispondere no alla domanda iniziale. Cioè, vale a dire, uomini e donne, superata una certa soglia di condivisione di esperienze e sentimenti, non possono essere solo amici. Personalmente, per quel che vale, sono pienamente d’accordo.