È stata revocata la condanna per reati sessuali a 23 anni di carcere nei confronti di Harvey Weinstein, produttore cinematografico statunitense. Il riferimento, come riportato da TgCom24, è al caso che ha dato vita al movimento del #MeToo nel 2020. Le accuse al settantaduenne erano arrivate da parte di diverse donne. Tra queste anche Lauren Young, Dawn Dunning e Tarale Wulff, le quali tuttavia non avrebbero potuto prendere parte al processo. Le loro testimonianze infatti non facevano parte dell’impianto istruttorio nei confronti dell’imputato.
Le accuse “regolari” erano piuttosto arrivate già in precedenza dall’assistente Miriam Hailey e dall’aspirante attrice Jessica Mann, per le cui aggressioni sessuali Harvey Weinstein era stato condannato rispettivamente a 20 e 3 anni. Le altre tre erano state chiamate in aula sulla base di una legge statunitense secondo cui le deposizioni su “fatti precedenti” possono essere autorizzate per dimostrare un comportamento reiterato. I membri della Corte d’Appello di New York, per lo più donne, tuttavia, hanno stabilito (con 4 voti contro 3) che questo è stato un errore da parte dell’allora giudice perché “nel sistema di giustizia degli Usa l’accusato ha diritto a rispondere solo del crimine per il quale è stato incriminato” e che dunque la condanna debba essere revocata.
I risvolti del caso Harvey Weinstein sul movimento #MeToo
Il procuratore di New York, Alvin Bragg, dovrà dunque adesso decidere se ripartire da zero e rimettere sotto accusa Harvey Weinstein per ottenere una nuova condanna oppure se lasciare correre. Il produttore cinematografico statunitense, da parte sua, ha a carico anche un’altra condanna a 16 anni per molestie e stupri emessa dal tribunale di Los Angeles nel 2016. La vittima in questo caso era un’ex modella e attrice russa, rimasta anonima e identificata in questi anni con lo pseudonimo di “Jane Doe 1”.
Da questo dipende anche il futuro della storia del #MeToo, che è iniziato proprio dalle accuse nei confronti di Harvey Weinstein. Il movimento, tra l’altro, nel 2022, ha subito un’altra battuta d’arresto con l’annullamento della condanna per violenza sessuale aggravata dell’attore Bill Cosby.