Due morti illustri per il Coronavirus: è giunta purtroppo notizia, nella giornata di venerdì, della morte per la pandemia – o meglio, complicazioni in seguito al contagio da Covid-19 – di due grandi esponenti della scena jazzistica statunitense. Henry Grimes, contrabbassista, e Giuseppi Logan (multistrumentista) erano coetanei, entrambi nati nel 1935, e non hanno mai vissuti sotto i riflettori del mainstream e del grande pubblico. Esponenti del free jazz, sono però stati dei grandi tra i cultori di questa scena che risale alla fine degli anni Sessanta e ha attraversato i Settanta. Curiosamente, entrambi hanno avuto la stessa parabola – ci arriveremo; dei due, è sicuramente Grimes quello che ha avuto più collaborazioni illustri. Durante infanzia e adolescenza ha suonato tuba, corno e percussioni prima di dedicarsi a tempo pieno al contrabbasso; la sua “epifania” è arrivata nel 1958 quando al Jazz on a Summer’s Day, celebre festival jazz di Newport, ha suonato in ben sei gruppi diversi: quell’evento fu filmato da Bert Stern che ne fece un documentario, e da allora arrivarono le partecipazioni.



Nel 1965 fu leader di un trio che incise un album chiamato The Call, e nel quale Perry Robinson fece una partecipazione al clarinetto; poi, come d’incanto, il nome di Henry Grimes scomparve nel nulla ed è qui che la sua storia si intreccia con quella di Logan. Dopo essersi trasferito in California, il contrabbassista venne dato per morto; non solo nelle voci di corridoio, anche ufficialmente tanto da essere dichiarato in tale stato per molti anni in svariati credit di lavori jazzistici. Poi, improvvisamente, fu ritrovato nel 2002: fu Marshall Marrotte a scoprirlo a Los Angeles in un appartamento modestissimo, senza più uno strumento ma con ancora tanta voglia di suonare. Venne fuori che per tirare avanti aveva fatto anche il guardiano ad una sinagoga della megalopoli californiana e si era dedicato a scrivere poesia. Amava però la musica, e riprese a suonare come se non fosse passato nemmeno un giorno, figuriamoci oltre 30 anni: ebbe parecchie altre collaborazioni e nel solo 2003 prese parte ad almeno 25 festival, tornando da eroe al Vision (all’epoca tenuto ancora nel Lower East Side di New York).



Di Giuseppi Logan invece le tracce si persero per davvero: nel 1969 la sua ultima apparizione, poi tante indiscrezioni e il racconto, vero o romanzato non sappiamo, di una discesa nel mondo della droga che lo tenne lontano dai palcoscenici e dalla musica. Quando finalmente è ricomparso era il 2008: qualcuno lo aveva immortalato in video nei quali si esibiva in strada, anche lui ebbe modo di tornare in sala di incisione per registrare tre album, due dei quali portano il suo nome (2010 e 2011). Destino curioso: coetanei, entrambi di Philadelphia e grandi figure del free jazz, tutti e due erano stati inghiottiti dalla storia (per scelta o casualità) per poi tornarvi all’improvviso, e lasciare questa terra a due giorni di distanza (Henry Grimes, stando alle notizie che abbiamo, è morto lo scorso mercoledì). In entrambi i casi, si è trattato di Coronavirus per quello che sappiamo: la pandemia ci ha portato via due figure che il grande pubblico non ha conosciuto, ma che adesso possiamo comunque provare a raccontare.

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