Dopo gli anni passati nella prigione di Lexington, Herbert Kleber si è guadagnato la reputazione di uno dei più grandi esperti di tossicodipendenze. Dopo quell’esperienza “lo psichiatra ottimista” ha deciso di specializzarsi in materia. Sbirciando nella sua biografia si apprende che nel 1968 ha ottenuto la cattedera all’università di Yale dove ha fondato e guidato come direttore l’Unità di dipendenza dalle droghe fino al 1989. E’ stato poi chiamato da George H. W. Bush per ricoprire l’incarico di vicedirettore dell’Ufficio nazionale per il controllo delle sostanze stupefacenti. La sua carica è durata appena un paio d’anni, infatti nel 1991 ha deciso di dimettersi in quanto gli investimenti dell’ufficio erano prevalentemente rivolti al sostegno alle forze di polizia piuttosto che al progetto dedicato al trattamento delle dipendenze. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
Herbert Kleber, psichiatra ottimista
Non essere amici per essergli più “amico”, anche questo strano “motto” faceva parte dell’iter medico di Herbert Kleber nei confronti dei pazienti tossicodipendenti. Lo psichiatra “rivoluzionario” e “ottimista” aveva un spirito etico molto intransigente e non ammetteva che si potessero creare legami di amicizia con i suoi pazienti: solo così, secondo Kleber, si poteva realmente aiutare con un approccio anche molto “umano” il singolo affetto di dipendenze e abusi di droghe. Non per forza bisogna diventare “amici” di chi si aiuta concretamente, specie se si rimane nel rapporto medico-paziente che per Kleber bisognava rispettare al 100%. Secondo i vari network Usa che negli anni si sono occupati delle teorie di Herbert Kleber, lo specialista nonostante il forte distacco che esercitava con i suoi pazienti era anche molto ironico: davanti agli elogi e i premi ricevuti nella sua lunghissima carriera di psichiatra, spesso replicava così «Sono solo un semplice medico di fama mondiale». Questo e tanto altro potete trovare qui sotto nei vari mini-focus sul metodo lanciato da Kleber, un nuovo aspetto medico-clinico che lasciava da parte considerazioni di tipo valoriale/morale. (agg. di Niccolò Magnani)
KLEBER, LO PSICHIATRA DALL’APPROCCIO UMANO
Un approccio “umano”, sconosciuto per molti suoi colleghi fino al momento in cui Herbert Kleber ha lanciato il suo metodo di lotta alle dipendenze con un profondo approccio di vicinanza e compagnia umana e medica ai vari pazienti. Anche per questo viene ricordato il grande psichiatra americano che fin dai suoi primi servizi presso l’ospedale carcerario nel Kentucky comprendeva come servisse molto di più di un semplice “trattamento” per curare definitivamente le dipendenze da droghe e simili. Nella sua lunghissima carriera professionale, Kleber ha progettato strutture specifiche ad hoc dove il percorso terapeutico dei pazienti poteva essere costantemente seguito da personale medico passo dopo passo, problema dopo problema. Dopo diversi anni di servizi anche presso la Casa Bianca, lo psichiatra assieme alla moglie fonda Divisione sull’Abuso delle Sostanze stupefacenti presso la Columbia University ancora oggi punto di riferimento mondiale per il trattamento di tale patologia. (agg. di Niccolò Magnani)
PERCHÈ SI FESTEGGIA PROPRIO OGGI?
C’è una curiosità rispetto all’omaggio tributato da Google con il suo iconico doodle a Herbert Kleber. Oggi, 1 ottobre, non ricorre infatti alcun anniversario di nascita o di morte del celebre psichiatra americano. Perché, allora, Big G ha deciso di ricordare la sua figura proprio in data odierna? La risposta è che l’1 ottobre di 23 anni fa Kleber venne eletto alla National Academy of Medicine, l’Accademia nazionale di medicina di cui fanno parte le maggiori autorità mediche degli Stati Uniti. Una data che il motore di ricerca ha dunque reputato importante al punto da dedicargli un doodle. Se non bastasse l’omaggio di Google a rendere chiaro lo spesso di Kleber basterebbe guardare il suo curriculum per capire che si parla di una personalità di primissimo livello: come sottolineato da “Il Corriere della Sera”, lo psichiatra poteva vantare 250 articoli scientifici scritti, due lauree ad honorem e l’ingresso nella lista dei “Migliori Medici in America”. (agg. di Dario D’Angelo)
HERBERT KLEBER, LA MOGLIE: “ERA UN PROBLEM SOLVER”
Erano numerose le qualità del dottor Herbert Kleber, tutte svelate dalla moglie, la fotografa Anne Burlock Lawver, parlando con Google. Come riferisce la consorte, lo psichiatra era un ottimo “problem solver”. “Aveva una spiccata capacità di risolvere i problemi sia a livello domestico che professionale – racconta – quando tutti gli altri guardavano in una direzione, Herb (come lo chiama la moglie affettuosamente ndr), girava la testa da un’altra parte, e il pensiero era in un posto completamente diverso, trovava soluzione originali e praticabili”. Il dottor Kleber era inoltre un maestro della negoziazione: “La sua abilità in questo campo – racconta anche la moglie Anne – gli è stata molto utile nello riuscire a navigare nella burocrazia per assicurarsi i finanziamenti necessari ai progetti accademici”. Fra le altre qualità, il fatto che fosse impavido, sia nella vita privata quanto in quella professionale: “Ha sempre difeso le sue convinzioni sulle vittime dalla dipendenza – racconta – indipendentemente dall’importanza professionale o sociale”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
HERBERT KLEBER, CHI È LO PSICHIATRA OTTIMISTA
Una guerra alla droga con un nuovo approccio: grazie al Doodle oggi stiamo imparando a conoscere meglio lo psichiatra Usa Herbert Kleber che rivoluzionò, come abbiamo mostrato qui sotto, l’approccio alla tossicodipendenza e in generale al drammatico mondo della droga. Per Kleber infatti la dipendenza non è un fallimento morale della persona bensì una condizione che può – anzi, deve – essere trattata; quella figura di psichiatra “ottimista” ha attirato notevoli “nemici” negli anni di studi e pratiche psichiatriche con i pazienti tossicodipendenti: non tutti infatti davano pieno appoggio alla teoria pratica di Herbert Kleber anche se nel 1989 addirittura venne scelto dal presidente Bush senior per fare da vice a William J. Bennett, capo dell’Office of National Drug Control Policy. Lasciò tre anni dopo in aperta polemica per la mancanza di fondi dedicati ai trattamenti delle dipendenze: in una celebra intervista al New York Times, lo stesso Kleber spiegava «Mi ricorda quella vignetta in cui un re sbatte il suo pugno su un tavolo dicendo: “Se tutti i miei cavalli e i miei uomini non possono rimettere insieme i pezzi di Humpty Dumpty, allora c’è bisogno di più cavalli e più uomini”». (agg. di Niccolò Magnani)
LA MOGLIE DI KLEBER: “MI HA AIUTATO A CRESCERE COME PERSONA”
Anne Burlock Lawver ha raccontato a Google alcuni aneddoti riguardanti il marito, lo psichiatra Herbert Kleber. Al termine della chiacchierata con Big G, la donna ha confessato: “Ho adorato Herb per i motivi sopra elencati e molti altri ancora. Anche se eravamo molto diversi, mi ha dato un supporto in tutti i miei sforzi. La sua fiducia in me e il sostegno amorevole del mio lavoro mi hanno aiutato a crescere come artista e come persona. Al di là delle parole, mi manca il meraviglioso Herb”. Anne Lawver è una fotografa americana che ha immortalato in carriera sia persone quanto paesaggi, nonché numerosi eventi, scatti davvero apprezzabili. I due si sono sposati il 30 ottobre di 15 anni fa, nel 2004, in quel di Richmond, quando avevano 62 anni lei, e 70 lui. La donna ha svelato numerose qualità del compagno di vita, oltre a quelle che tutti conoscono nel campo della lotta alle dipendenze, come ad esempio la generosità: “Ha guidato un gran numero di ricercatori accademici nel paese – ha specificato – oltre agli accademici, ha sostenuto la vita professionale e personale di molte persone”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
HERBERT KLEBER, IL DOODLE DI GOOGLE
Cerchiamo di scoprire qualcosa di più sul Doodle che Google ha oggi dedicato al medico psichiatra Herbert Kleber. Innanzitutto vi diciamo che è un’illustrazione realizzata dall’artista americano del Massacchusetts, Jarrett J. Krosoczka, talento 41enne che è divenuto famoso oltre oceano per i suoi numerosi libri illustrati, noto in particolare per il fumetto “Hey, Kiddo”. Nel Doodle troviamo il dottor Kleber nell’intendo di colloquiare molto probabilmente con una paziente affetta da problemi di tossicodipendenza. Lo psichiatra appare in quello che sembrerebbe essere uno studio, dove su una libreria si vede un porta foto contenete la prima G di google. La prima “o” è invece rappresentata dalla testa dello stesso medico, quindi la seconda “o” è invece un cervello (chiaro riferimento al lavoro dello stesso Kleber), e infine le tre lettere “g”, “l”, ed “e”. Non è ben chiaro a cosa si riferisca la “l”, che appare illustrata con qualcosa per il momento di indefinito. A completare l’illustrazione, l’evoluzione del paziente nell’angolo in basso a destra, dallo stato di disagio a seguito delle droghe assunte, fino alla rinascita. Si tratta senza dubbio di uno dei Doodle più riusciti degli ultimi tempi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
HERBERT KLEBER: LA SUA FAMOSA MASSIMA
Il dotto Herbert Kleber si definiva un ottimista perpetuo: “In quale altro modo potrei lavorare con i tossicodipendenti per 40 anni?”, ha detto una volta in un’intervista. Era sposato con Anne Burlock Lawver che ha raccontato a Google l’aspetto più privato del marito, come ad esempio il fatto che lo stesso avesse uno spiccato senso dell’umorismo, spesso utilizzato per districarsi da situazioni spinose. Era inoltre molto auto-ironico, e quando qualcuno lo elogiava per il suo lavoro lui spesso e volentieri rispondeva dicendo: “Sono solo un umile medico di fama mondiale, umile”. A ciò si accompagnava anche un saldo principio etico, che manifestava ad esempio quando rifiutava i regali offerti da pazienti molto ricchi e famosi, ed inoltre, era solito non socializzare con loro per mantenere sempre una precisa linea professionale. Fra le altre curiosità raccontate dalla moglie, anche il fatto che il dottor Kleber amasse i cani, ed in particolare il suo piccolo Sparky, il cagnolino di famiglia. Lo stesso amore lo dedicava alla famiglia, che si manifestava soprattutto durante le feste come il giorno del Ringraziamento o la Pasqua ebraica, che erano sempre dei grandi momenti di convivialità. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
HERBERT KLEBER, CHI È?
E’ Herbert Kleber il personaggio a cui Google ha deciso di dedicare il proprio Doodle di oggi, 1 ottobre 2019. Particolarmente significativo, in un momento in cui il dibattito sulla droga e le dipendenze da antidolorifici oppioidi sta riprendendo la scena, Herbert Kleber è una figura chiave nell’approccio moderno al tema del recupero dei tossicodipendenti. Herbert Kleber ha fondato e diretto l’Unità di dipendenza da droghe alla Yale University, dove era professore di psichiatria, e per primo negli Stati Uniti ha cambiato l’approccio al problema dalla dipendenza, spostandolo da un piano di assistenza morale e valoriale a quello strettamente medico clinico. Herbert Kleber è stato autore o coautore di oltre 250 articoli e condirettore dell’American Psychiatric Press Textbook of Substance Abuse Treatment, giunto alla sua quarta edizione. Ha ricevuto numerosi premi prestigiosi e due lauree honoris causa. Nel 2014 è stato consulente retribuito per l’industria farmaceutica degli oppioidi.
HERB KLEBER, L’ESPERIENZA ALL’OSPEDALE CARCERARIO DI LEXINGTON
L’esperienza maggiormente formativa per Herbert Kleber è stata senza dubbio la permanenza nell’ospedale carcerario di Lexington. Lexington ha internato i tossicodipendenti ad est del Mississippi ad eccezione delle donne, che provenivano da tutti gli Stati Uniti. Lexington era una struttura unica in quanto era sia una prigione che un ospedale. Aveva circa 1.000 pazienti ospitati in strutture distribuite su 1.000 acri. Come racconta lo stesso Herbert Kleber, esso aveva la sua fattoria e le sue industrie. “C’erano tre tipi di trattamento – ha raccontato in una intervista Herbert Kleber – Innanzitutto, c’era quello che veniva chiamato “Terapia del lavoro”, ovvero il tossicodipendente aveva un lavoro, che poteva essere nella fattoria, nella lavanderia, o in moltissime altre occupazioni del complesso. Questo era uno step comune a tutti”. “Secondo – prosegue Herbert Kleber – alcuni seguivano una terapia di gruppo e, infine, un numero molto limitato di persone che hanno ricevuto una terapia individuale”. La droga più comune a Lexington erano gli oppiacei e il metodo più comune di disintossicazione era con il metadone. Ma c’erano anche molti tossicodipendenti da barbiturici che erano stati disintossicati con fenobarbital. “Ho imparato rapidamente – ricorda Herbert Kleber – che molti dei pazienti maschi si sono offerti volontari per il bucato perché la lavanderia era un ottimo posto per entrare clandestinamente nell’unità femminile. Gli uomini si nascondevano nella parte inferiore del carrello che trasportava asciugamani e lenzuola puliti da un’unità all’altra, e potevano essere spinti segretamente nei quartieri delle donne”.