Hertz presenta un’istanza di fallimento in Usa e Canada. Il colosso mondiale dell’autonoleggio paga la crisi per le conseguenze del coronavirus. Ha attivato il chapter 11, un dispositivo che prevede la riorganizzazione di business, asset e debiti al riparto dai creditori. Solitamente si richiede quando serve tempo per ristrutturare il proprio debito. Hertz, dichiarando bancarotta, ha espresso l’intenzione di restare attiva mentre ristruttura i debiti per emergere come una compagnia più sana dal punto di vista finanziario. Nel capitolo 11 comunque non sono incluse le principali regioni dove opera Hertz: Europa, Australia e Nuova Zelanda. A pesare nella crisi di Hertz è stato il crollo del traffico aereo, visto che quasi due terzi degli introiti arrivavano dagli affitti di veicoli presso gli aeroporti. I tagli non sono bastati a salvare la compagnia, la seconda nel settore degli autonoleggi. Sopravvissuta alla Grande Depressione, all’arresto della produzione di auto negli Usa durante la Seconda guerra mondiale e a molti choc petroliferi, è chiamata ad una nuova sfida. (agg. di Silvana Palazzo)



HERTZ, ATTIVATA PROTEZIONE “CHAPTER 11”

La Hertz, la più grande, famosa e antica azienda di noleggio auto cade sotto i colpi del coronavirus. La crisi economica unita ai 19 miliardi di dollari di debito, hanno dato il ko alla multinazionale americana con sedi sparse in diverse nazioni del mondo. La Hertz, come scrive La Gazzetta dello Sport, ha chiesto la protezione prevista dal “chapter 11” presso il tribunale fallimentare dello stato del Delaware; ciò non significa necessariamente un fallimento, ma l’inizio di un piano di ristrutturazione che in caso di esito negativo porta alla liquidazione. Ed Hertz potrebbe essere solo la prima azienda del settore a fallire, visto che tutto il reparto autonoleggio è ovviamente in crisi a causa dei lockdown. A riguardo l’American Car Rental Association, ha chiesto al congresso un aiuto in più al proprio settore, promuovendo delle iniziative legate al turismo. Hertz, nata a Chicago nel lontano 1918, vanta una flotta di oltre 500mila veicoli e soprattutto 30mila dipendenti che a breve potrebbero essere costretti a cambiare vita.



HERTZ, FALLISCE LA COMPAGNIA DI AUTONOLEGGIO

L’epidemia di coronavirus ha provocato una drammatica crisi sanitaria e di pari passo, una crisi economica senza precedenti, la più grave dal dopoguerra ad oggi. Fra le vittime illustri anche la Hertz, il colosso mondiale dell’autonoleggio, che nelle scorse ore ha presentato istanza di fallimento sia negli Stati Uniti quanto in Canada. Come ricorda l’agenzia Agi, si tratta della prima grande azienda che cade a causa del covid-19, ma c’è il rischio che l’elenco possa allungarsi a breve, vedi ad esempio il recente caso Renault. Ad anticipare la mossa era stato il quotidiano d’oltre oceano Wall Street Journal, che aveva appunto specificato come l’istanza riguardasse solo il nord America, ma non è da escludere che a breve possano cadere anche tutte le altre sedi mondiali di Hertz. Stando a quanto riportato dal WSJ, la società di autonoleggio ha mancato il pagamento di un contratto di locazione lo scorso mese, convincendo i creditori ad attendere, fino alla decisione di dichiarare l’inadempienza nelle ultime ore per l’impossibilità di ottenere un’ulteriore proroga.



HERTZ DICHIARA FALLIMENTO: “DRAMMATICO IMPATTO COVID”

“L’impatto del Covid-19 sulla domanda di viaggi – ha fatto sapere il gruppo attraverso una nota – è stato improvviso e drammatico, determinando un forte calo delle entrate dell’azienda e delle prenotazioni future”. Hertz ha fatto altresì sapere di avere adottato fin da subito delle “azioni immediate” per privilegiare la salute dei propri dipendenti, ed inoltre, di avere eliminato “tutte le spese non essenziali. Tuttavia – si legge ancora – permangono incertezze sul ritorno delle entrate e sulla completata riapertura del mercato, cosa che ha reso necessaria l’azione di oggi”. Già lo scorso 21 aprile la Hertz aveva annunciato 21mila tagli di posti di lavoro in Nord America, pari a più di un quarto della sua forza lavoro mondiale (per l’esattezza il 26.3%), risparmiando così notevole denaro, ma evidentemente non è bastato. Pesa il debito di circa 19 miliardi di dollari, di cui 4.3 di obbligazioni e prestiti, e 14.4 di debiti garantiti da veicoli presso filiali di finanziamento.