È stato rapita, stuprata, uccisa e poi lapidata: quanto avvenuto all’attivista Hevrin Khalaf, se fosse realmente confermato appieno anche dai prossimi dispacci in arrivo dalla Siria, rappresenta uno dei primi orrendi “episodi” truci nella guerra che la Turchia ha scatenato da pochi giorni contro la Siria del nord, in particolare contro i curdi presenti nel cuscinetto di terra al confine con le forze di Ankara. Mentre il mondo si arrovella su “sanzioni e prese di posizione” contro Erdogan, il dramma dell’invasione prosegue e la storia di Hevrin è purtroppo già un capitolo inquietante: il Guardian ha confermato che la 35enne segretaria generale del Partito Futuro siriano è stata trucidata ieri a sangue freddo dai miliziani forse filo-turchi nelle zone dove le truppe di Ankara hanno invaso la flagellata nazione siriana. Secondo le prime stime dei media mediorientali, Hevrin sarebbe stata assassinata assieme all’autista e ad altri 7 civili nel nord-est della Siria. Da tempo l’attivista dei diritti civili tra le più note degli ultimi anni di profonda guerra siriana era impegnata per la coesistenza pacifica e il dialogo tra curdi, arabi e cristiano-siriaci di quell’area funestata del mondo.



UCCISA L’ATTIVISTA PER IL DIALOGO DI PACE CURDI-ARABI-CRISTIANI

Come riporta il Guardian, Hevrin Khalaf era a bordo del suo suv Toyota ieri pomeriggio quando sarebbe stata fermata sull’autostrada M4 tra Manbij e Qamishlo da un gruppo di islamisti sunniti filo-turchi: secondo le prime stime si tratterebbe della banda jiadista Ahrar al-Sharqiya, ex Al Qaeda e alleati più volte di Erdogan in recenti campagna anti-curdi. Il mezzo è stato crivellato di colpi, Hevrin è stata fatta scendere e secondo quanto riportato dal collega del Foglio Giulio Meotti «la ragazza curda del Partito Futuro Siriano, assassinata dalle milizie jihadiste di Erdogan, presa dall’auto, violentata, lapidata. Abbandoniamo a un destino di morte e fuga i nostri soli alleati contro l’Isis. Ogni tradimento ha un prezzo. Il nostro sarà altissimo». Secondo altre voci in arrivo dalla Siria, il forte sospetto è che l’attivista nota anche per le sue battaglie per i diritti delle donne nelle comunità islamiche potrebbe essere stata vittima di un’esecuzione mirata dell’Isis che da tempo la considera una pericolosa miscredente. Gli attacchi di Erdogan ai curdi in questi giorni ha tra l’altro avuto la conseguenza di numerosi gruppi Daesh che fino all’altro ieri erano controllati nelle carceri dai peshmerga.

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