L’ATTACCO DAL LIBANO CONTRO ISRAELE SUL GOLAN FA STRAGE DI RAGAZZINI: ALMENO 12 MORTI A MAJDAL SHAMS, HEZBOLLAH NEGA IL COINVOLGIMENTO
Sono almeno 12 i morti del più grave attacco contro Israele dallo scorso 7 ottobre 2023, quando Hamas entrò al confine con Gaza seminando il panico nella popolazione ebraica: dal Libano sono partiti diversi razzi – si sospetta di Hezbollah – per colpire almeno 5 città nel nord di Israele, tra cui purtroppo un villaggio di Majdal Shams, sulle alture del Golan. Colpito un campo da calcio dove tra 12 morti e 35 feriti (di cui 17 in gravissime condizioni) si parla a ben ragione di una “strage di bambini e ragazzi”: i morti sono infatti tutti tra i 10 e i 20 anni, con Israele che considera l’attacco una minaccia di guerra totale dal Libano.
I raid sul Golan arrivano a conclusione di un lungo periodo di forte instabilità nei rapporti tra Israele e Libano: dall’inizio della guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, le tensioni e gli “scambi” di razzi tra Hezbollah e l’Idf israeliana si sono fatti ancora più fitti, con nelle ultime settimana un pericoloso intensificarsi delle tensioni visto il continuo coinvolgimento della sigla terroristica sostenuta dall’Iran e alleata di Hamas contro lo Stato ebraico. Hezbollah da ore sta negando di essere responsabile dell’attacco contro il villaggio nel nord di Israele, area tra l’altro coinvolta nei territori drusi strappati da Israele alla Siria nella lontana guerra del 1967.
“GUERRA TOTALE CONTRO HEZBOLLAH”: ISRAELE CONTRATTACCA IN LIBANO, ECCO COSA PUÒ SUCCEDERE ORA
Dopo il raid su Majdal Shams Israele ha deciso di contrattaccare subito in Libano, confermando l’intento già evidenziato da settimane sulla pericolosità delle minacce anti-israeliane presenti nell’area controllata da Hezbollah, in costante alleanza con il nemico n.1 Iran. Sotto attacco le città di Abbasiya e Burj al-Shamali, ma con esse raid lanciati dall’Idf vengono segnalati anche a Khiam e Kafr Kila: colpiti depositi di armi, infrastrutture di Hezbollah nell’area sud dove si ritiene che risieda Ali Muhammad Yahya, comandante del sito di lancio di razzi nell’area libanese di Chebaa.
«Hezbollah pagherà un prezzo pesante per questo attacco, un prezzo che non ha pagato finora», ha detto il Premier Netanyahu di ritorno in anticipo dal viaggio negli Usa. In realtà la sigla terroristica sciita ha negato di essere responsabile dell’attacco, nonostante tutti i segnali e le prove fornite anche dal Pentagono puntino sul tipico schema di Hezbollah, sia per armi usate che per strategia. «Noi neghiamo nega categoricamente di aver compiuto un attacco a Majdal Shams», ha fatto sapere ieri il portavoce Mohammed Afif. L’ambasciatore dall’Iran manda proclami per evitare l’allargamento della guerra anche nel Libano ma i rischi vi sono tutti, specie dopo questo raid con 12 morti giovanissimi: «Non c’è dubbio che Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse. Ci stiamo avvicinando al momento in cui dovremo affrontare una guerra totale», ha sentenziato su Canale 12 il ministro degli Esteri del Gabinetto di guerra, Israel Katz. Da Washington il comunicato del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca è volto a preservare Israele anche contro la minaccia libanese: «continueranno a sostenere gli sforzi per porre fine a questi terribili attacchi lungo la Linea Blu, che deve essere una priorità assoluta. Il nostro sostegno alla sicurezza di Israele è ferreo e incrollabile contro tutti i gruppi terroristici sostenuti dall’Iran, compresi gli Hezbollah libanesi».