Naim Qassem, secondo in comando nella milizia libanese di Hezbollah, ha recentemente puntato il dito contro alcuni paesi occidentali, tra i quali anche l’Italia. L’opinione dei libanesi su Roma, anche prima dello scoppio della guerra a Gaza il 7 ottobre scorso, era già ben nota da tempo, ma fino a questo momento non era mai stata tirata direttamente in causa tra quei “nemici” degli stati islamici. Ora, invece, Hezbollah sembra essere sempre più intenzionata ad intervenire nel conflitto in corso tra Israele e Hamas, mentre le milizie che dello Yemen assediano il Mar Rosso per impedire l’attacco di navi commerciali nei porti controllati da Israele.



Hezbollah punta il dito contro l’Italia: “Fa parte della coalizione del male”

Così, anche l’Italia è finita nel centro della lente di ingrandimento (oppure, meglio, del mirino telescopico) di Hezbollah, considerato tra i principali probabili attori per l’intervento diretto nella guerra a Gaza. Da tempo, infatti, sul confine del Libano si combatte una sorta di guerra collaterale, culminata con il lancio di alcuni razzi da entrambe le parti del confine. Molti, invece, credono che le milizie libanesi eviteranno l’ingresso nel conflitto, anche per via dell’invito fatto da Joe Biden, il quale ha promesso di rispondere a sua volta.



Tornando, invece, a quanto detto dal numero due di Hezbollah, l’occasione era la commemorazione di uno dei combattenti uccisi nei combattimenti nel sud del Libano, Seyed Razi Mousavi, con una folla civile radunatasi a Teheran. Qassem ha sottolineato che è “necessario far fronte comune contro la coalizione del male di Usa, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania”, formando “una coalizione del bene delle forze della resistenza anti-israeliana in Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq”. La ragione per cui Hezbollah ha incluso anche l’Italia nell’elenco dei “cattivi” è legata alla recente decisione di inviare nel Mar Rosso la fregata Virginio Fasan a protezione delle imbarcazioni civili che vi transitano. Un invio previsto, originariamente, per il prossimo febbraio, ma che è stata anticipata in seguito ad un appello da parte degli USA.

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