Era molto atteso il primo discorso del leader di Hezbollah dall’inizio della guerra a Gaza tra Israele e Hamas, anche per il rischio dell’apertura di un secondo fronte. Ma a parte le minacce, per ora non c’è alcuna escalation. Nel discorso trasmesso in diretta tv, tenuto in occasione della “Festa dei martiri caduti sulla via di Gerusalemme“, il capo libanese di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha definito «sacra e grande» l’operazione lanciata da Hamas lo scorso 7 ottobre, precisando che è stata frutto di una «decisione presa al 100% dai palestinesi». Ha voluto rimarcare, quindi, che «non è stata condivisa con altre fazioni della resistenza islamica». A chi si aspettava che oggi avrebbe annunciato la guerra, Nasrallah ha chiarito: «Siamo in guerra dall’8 ottobre». Secondo il segretario generale di Hezbollah, l’attacco di Hamas è servito anche a mostrare «come non è mai accaduto prima tutta la debolezza e la fragilità di Israele, un’entità che sta tremando». Dunque, ha confermato il sostegno a Gaza, dove è in corso una battaglia «decisiva».
Infatti, ha aggiunto: «Siamo pronti al sacrificio, siamo pronti a dare il nostro tutto». In piazza si sono riunite migliaia di persone ad ascoltarlo, tutte in silenzio. Nel frattempo, Hassan Nasrallah ha chiesto che si parli in tutto il mondo dei morti nella Striscia, anche perché Israele «sta violando i diritti umani» nel conflitto. «Tutte le vittime di Gaza sono martiri, si stanno muovendo verso un altro mondo enunciato dai profeti, ora sono lì dove non ci sono dittature e non ci sono sionisti. Nessuna guerra è più ingiusta di questa». Non poteva mancare un attacco agli Stati Uniti, accusati di essere responsabili per «i crimini perpetrati da Israele a Gaza».
“ISRAELE VIOLA DIRITTI UMANI, NON SI REGGE IN PIEDI DA SOLO”
Il leader di Hezbollah ha ricordato che la sofferenza della Palestina va avanti da decenni, in particolare da quando a guidare Israele è «un governo di destra che sta violando i diritti umani». Prima dello scoppio della guerra in Medio Oriente, per Hassan Nasrallah c’erano quattro urgenze: dai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane alla questione della moschea di al Aqsa a Gerusalemme, passando per l’assedio di Gaza per quasi vent’anni e i pericoli in Cisgiordania. Inoltre, Nasrallah ha definito «la politica del nemico» come una «persecuzione», ma ha anche chiesto l’apertura di corridoi umanitari per «affrontare la situazione umanitaria». Il capo di Hezbollah ha attaccato Israele per non aver appreso le lezioni del passato. «Fissano sempre degli alti obiettivi nelle loro guerre, non hanno imparato dalle varie guerre su Gaza, non hanno imparato dalla guerra del Libano del 2006… dichiarano obiettivi che poi non riescono a raggiungere».
Poi ha alzato i toni, spiegando che «Israele non è capace di reggersi in piedi da solo». A dimostrarlo il fatto che i generali americani si siano recati lì e abbiano aperto depositi di armi per loro. Nel discorso, c’è anche un passaggio sul’Iran, che secondo diverse ricostruzioni muoverebbe le fila di Hamas ed Hezbollah. Ma Nasrallah assicura che «non controlla» i vertici dei gruppi armati in Libano e Palestina, semplicemente ne «sostiene la resistenza». Quindi, ha chiesto ai Paesi arabi di fermare l’invio di petrolio a Israele. Il leader di Hezbollah ha annunciato poi che «i nostri compagni partigiani in Iraq e in Yemen si sono attivati e hanno preso iniziative contro obiettivi nemici, e raggiungeranno la Palestina».