Ora che l’elenco telefonico è stato sostituito dalla ricerca sul web, cercare i propri omonimi sulla rete è diventato un comune passatempo, tanto che termini come «Google twins» (gemelli Google) o «Googlegängers» (da «doppelgänger», gemello cattivo) sono i neologismi più creativi del 2007 secondo la American Dialect Society. Al punto che molti, soprattutto negli Stati Uniti, hanno fatto della ricerca dei propri omonimi una missione di vita, e c’è anche chi ha colto l’occasione per speculare sulla storia dell’incontro con i propri analoghi anagrafici, come la scrittrice Angela Shelton che, dopo aver incontrato le sue Googlegängers, ha scritto un libro sull’argomento.
L’omonimia sul Web però può anche causare problemi nella vita privata e sul lavoro quando le identità vengono confuse. C’è chi vorrebbe la propria pagina web tra i primi risultati di Google e invece deve competere con i siti dei gemelli di nome, chi ha già trovato il proprio nome assegnato come dominio a qualcun altro, e così via. Oltre a Google, primario strumento utilizzato per l’ego surfing, in rete esistono molti siti espressamente dedicati alla ricerca dei propri Googlegängers: dalle pagine di SameNameAsMe, a blog personali e ai gruppi di Facebook,come quello che include circa 200 persone chiamate Ritz (il loro logo è una confezione di cracker), o quello dove si sono riuniti 1.224 Mohammed Hassan.

L’affinità con gli altri influenza il nostro comportamento sociale
 Mentre molte persone hanno ormai familiarizzato con il fenomeno dei «Googlegängers», sorge spontanea una domanda: perchè così tanti sentono un legame con persone del tutto sconosciute di cui condividono solo il nome? Secondo gli esperti di scienza sociale l’innata predilezione per chi ha il nostro stesso nome deriva da un’inconscia attrazione verso chi ci somiglia. «Si tratta di un egotismo innato» secondo il dottor Pelham, scrittore e ricercatore della Gallup Organization. Esiste anche una teoria chiamata «effetto lettera del nome» secondo la quale le persone inconsciamente tendono a preferire le lettere dell’alfabeto che sono contenute nel proprio nome, in particolare le proprie iniziali. teoria confermata da alcune statistiche durante la campagna elettorale americana del 2000: la maggior parte delle persone il cui nome inzia con la lettera B hanno prevalentemente votato per Bush, mentre quelle con iniziale G hanno votato per Gore. E anche secondo Jeremy Bailenson, direttore del laboratorio che studia l’interazione umana alla Stanford University, «l’affinità (di qualcuno) con noi stessi è una delle motivazioni che influenzano maggiormente il nostro comportamento sociale». È una tendenza diffusa essere attratti da qualcuno che ci assomiglia fisicamente oppure che condivide con noi la data di nascita. Ma è ancor più frequente scegliere di frequentare chi appartiene al nostro stesso gruppo etnico, chi ha simili aspirazioni. C’è anche chi crede che il nostro nome influenzi il nostro destino, ma per ora la validità di questa teoria non è dimostrata.



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