È l’Atlante di anatomia umana più accurato che esista, ma costava troppo. Ora i medici dell’Università di Stanford hanno deciso di renderlo accessibile a tutti: le tavole potranno essere viste dagli internauti di tutto il mondo collegandosi all’Università americana, dove per la cifra di 5 o 6 euro mensili si potrà consultare l’Atlante, visualizzando con una precisione assoluta organi, tessuti e ossa. Le immagini tridimensionali sono corredate di didascalie e disegni che cambiano al variare della posizione del mouse. Nulla è ancora on line, ma qualche campione circola in rete. Anche in due dimensioni le immagini sono sbalorditive, per chi le osserva: vasi sanguigni che si aggrovigliano lungo una colonna spinale, la nuca di un uomo sezionata dal cuoio capelluto al cervello. Chi ha visto gli originali, rigorosamente impressi sulle pellicole invertibili Kodachrome le ha trovate nitide e conservate con estrema cura. Alla fine, comunque, assicurano gli uomini di e- Human, compagnia di Silicon Valley che ha collaborato con Stanford alla digitalizzazione della monumentale opera, sarà possibile ottenere l’effetto “stereo” anche in rete, attraverso gli specifici occhialini, che, grazie ai loro otturatori elettronici incorporati, garantiscono l’effetto 3-D.



Un Atlante old – L’Atlante più preciso del mondo non è invenzione di questi ultimi decenni. Le tavole anatomiche sono apparse per la prima volta nel 1962 in 25 volumi, e per favorirne la visulizzazione in 3D occorreva usare gli occhialini stereoscopici durante la consultazione. L’opera è il frutto del lavoro certosino di due uomini vissuti negli anni Sessanta: David L. Bassett, anatomista esperto in dissezione all’Università di Washington, e William Gruber, l’inventore della tecnologia tridimensionale View-Master, divenuta popolarissima, in quegli anni, anche a livello di giocattoli per l’infanzia. L’Atlante, in 25 volumi, includeva 1500 paia di diapositive, accompagnate da disegni chiarificatori, per rendere più comprensibili i dettagli, oltre a migliaia di diagrammi e di foto semplici. Le coppie di diapositive potevano essere esaminate con i famosi occhialini 3-D.



“Anni di schiavitù” – Bassett usava cadaveri imbalsamati con una sua tecnica, che preservava al meglio i colori naturali dei tessuti. Gruber passava molto tempo nel suo laboratorio di anatomia. Il medico preparava il “modello” e il fotografo scattava da due angoli leggermente diversi, a riprodurre i punti di vista dei due occhi di un uomo, per creare l’effetto stereofonico. E così di seguito, strato dopo strato.
Dell’Atlante, pubblicato nel 1962, si parlò già in un meeting di anatomisti, a Detroit, undici anni prima. In una lettera di congratulazioni di poco successiva alla pubblicazione, Gruber rievoca i “10 anni di schiavitù” a cui il medico-patologo si è sottoposto. Gruber, anatomista-divulgatore, avrebbe voluto continuare, creare una versione meno costosa della sua opera, per gli studenti ma morì nel 1966, a soli 52 anni. E’ stata forse la formaldeide inalata in laboratorio a scatenare la serie di complicanze che alla fine provocarono l’ispessimento dei suoi organi vitali. Ci sono voluti più di quarant’anni, prima che la tecnologia evolvesse a sufficienza per rendere economicamente vantaggiosa la divulgazione dell’opera che solo due uomini hanno realizzato.

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