La storia della Play Station non può passare inosservata ad appassionati e cultori del mondo di videogames e affini. Si tratta di un percorso lungo e stracolmo di successi, a partire dal 1994 che, oltre ad essere stato l’anno della discesa in campo di Silvio Berlusconi, fu anche quello dell’arrivo della console giapponese nei mercati di tutto il mondo, partendo ovviamente dalla terra nipponica. Da quel momento in poi fu un susseguirsi di nuovi titoli per videogames, riviste specializzate e un tam tam mediatico che ha successivamente invaso internet e la rete. In soli tre anni (dal 1995 al 1998) furono venduti 40 milioni di apparecchi, ma questo è niente pensando al fatto che si era solo alla prima generazione di una fortunatissima e longeva famiglia. Dal 2000 infatti approdò nei negozi la Playstation, numero 2, con nuovo design, funzioni, videogiochi, salvo poi essere sovrastata sei anni dopo dall’ultima creatura di casa Sony, la Ps3, che per ora è resta l’”ammiraglia” del colosso giapponese.



In fatto di tecnologia e sviluppo la console di Sony non ha davvero nulla da invidiare alle concorrenti. Supporta i videogiochi nel modernissimo formato “Blu ray”, permette la connessione Wi-Fi, è predisposta per l’alta definizione, legge anche Cd-rom e Dvd, oltre a servirsi dei joistick senza fili. Senza dover sciorinare caratteristiche tecniche e numeri (tutti assolutamente importanti) si può tranquillamente affermare che il progetto di Sony sia stato un vero successo, confermato dalle oltre 20 milioni di unità vendute globalmente, che può basarsi su un continuo progresso in fatto di tecnologia e giocabilità, oltre ad una grafica sempre più verosimile e raffinata. Se la console non supporta i giochi delle precedenti edizioni (Ps2 e Ps1) può comunque vantare un’ampia gamma di funzioni collaterali all’obiettivo centrale che, ovviamente, è costituito dai videogames. Innanzitutto un hard disk che con le ultime edizioni i arriva a 160 GB di memoria e che permette di leggere le schede di memoria di fotocamere, cellulari, palmari e quant’altro. In più la possibilità di collegarvi prese usb e dunque hard disk esterni e altri svariati supporti mobili. Anche l’occhio vuole la sua parte e il nero lucido delle forme leggermente rotondeggianti mostra la classe e l’energia di una console imponente, ma anche molto stilosa.



Sterminata e in continua evoluzione è, ovviamente, la scelta di titoli e proposte per la console di Sony. Il gioco che in assoluto ha venduto di più è stato il celebre “Metal Gear Solid 4”, realizzando circa 4,5 milioni di copie vendute, attraverso la formula, ormai consolidata e apprezzata, di missioni ad alto rischio e scenari di guerra intrapresi dal protagonista Solid Snake, soldato dalle svariate competenze, oltre che fine poliglotta. Dando uno sguardo alle classifiche di vendita delle ultime settimane relative all’Italia, troviamo, oltre al dominio Wii nelle primissime posizioni, alcuni importanti titoli per Ps3 come “Resident Evil 5”, ultima creatura della fortunata saga survivor-horror, ma anche “Il Padrino 2”, erede del celebre film. Ovviamente c’è spazio anche per i “classici” amati soprattutto nel Belpaese come il calcio di FIFA 2009 che anticipa, per una manciata di posizioni, Pro Evolution Soccer 2009 della Konami. Allontanandoci dai gradini delle classifiche possiamo comunque scorgere centinaia di giochi e generi diversissimi, dallo sport all’azione, dalle esclusive per Play Station ai grandi titoli comuni a tutte le console come “Guitar Hero”, gioco di simulazione musicale, o “Need for Speed”, dedicato alla velocità e al mondo dell’automobilismo. Nonostante il mercato sia pieno di rivali agguerriti e, talvolta, vincitori (leggasi Nintendo) il percorso della generazione Play Station è comunque una certezza, dai primi anni 90 ad oggi. Solo in Italia Sony può vantare 10 milioni di console vendute e poi, grazie anche ad altri apparecchi come Play Station Portable, di cui sta per uscire una nuovissima versione, la casa giapponese può guardare al futuro con un patrimonio di tecnologia ed esperienza di tutto rispetto.



(Marco Fattorini)