Adobe risponde alla Apple. Con una campagna pubblicitaria – We love Apple – in cui rinfaccia a Steve Jobs di limitare il mercato. Alla campagna di Adobe We love Apple, si affianca una lettera dei fondatori di Adobe.

Non si è fatta attendere la risposta di Adobe alla lettera in cui Steve Jobs ribadiva perché mai e poi mai i gadget della Apple avrebbero montato la tecnologia Flash. E così, Adobe, compra un’intera pagina del New York Times in cui lancia la nuova campagna pubblicitaria: We Love Apple. Lo slogan, come si può ben capire, è ironico. A seguire, nella campagna di Adobe, si legge: «Amiamo la creatività», «Amiamo l’innovazione», «amiamo le applicazioni», «amiamo il web», «amiamo Flash», «amiamo i nostri 3 milioni di sviluppatori», «amiamo la sana competizione», «amiamo il Touch screen», e via dicendo. In fondo, tuttavia, appare lapidaria la chiosa: «Quello che non amiamo è chiunque limiti la vostra libertà di scegliere cosa creare, come crearlo, e quale sia la vostra esperienza sul Web». Ovvio il riferimento alla lettera di Steve Jobs. Alla campagna, si aggiunge una lettera costellata di complimenti e riconoscimenti più o meno sinceri alla Apple, oltre a tutta una serie di recriminazioni e accuse varie sulla falsariga di quella di Steve Job. La lettera, pubblicata sul sito ufficiale di Adobe e scritta dai fondatori dell’azienda Chuck Geschke e John Warmock,risponde in maniera più esplicita ad Apple. Per Adobe l’azienda di Steve Jobs sarebbe chiusa e monopolista, mentre Adobe avrebbe una mentalità aperta alla concorrenza. In un mercato libero, inoltre, secondo i fondatori di Adobe, sarà il software migliore a spuntarla.



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 WE LOVE APPLE NON COLPISCE NEL SEGNO – Nonostante la campagna pubblicitaria abbia una certa efficacia mediatica, sono in molti a sostenere che, in ogni caso, non colpisca nel segno. Non avrebbe, infatti, risposto alle accuse d Steve Jobs relative alle scarse performance di Flash e la presenza di numerosi errori di scrittura nel software.



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LA CAMPAGNA DI ADOBE

 

 

 

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