Niente ricorso in appello per Sony. La società nipponica, accusata di inappropriata protezione delle informazioni personali degli utenti, è obbligata a pagare danni per 250 mila sterline (circa 300 mila euro). Si tratta delle conseguenze a fronte dell’azione legale avviata dopo la violazione dei dati dovuta all’hack del PlayStation Network nel corso di aprile 2011. Una multa che fu notificata nel corso di gennaio dall’Information Commissioner’s Office: si è affermato che l’attacco era evitabile e che Sony avrebbe dovuto prendere le giuste precauzioni per evitare una violazione di sicurezza di tale portata. Al momento della notifica, la società giapponese era decisa a non pagare la multa e ricorrere in appello, ma la decisione presa da Sony quest’oggi parla chiaro: nessun ricorso a fronte del suddetto procedimento. Tutto ciò a causa della riservatezza per l’infrastruttura di rete. Sony teme infatti che continuare nel procedimento legale comporterebbe una ulteriore divulgazioni di informazioni private agli inquirenti. “Dopo un attento esame abbiamo deciso di non ricorrere in appello“, ha chiarito un portavoce di Sony. “Questa decisione riflette il nostro impegno a tutelare la sicurezza della nostra rete, che potrebbe essere violata durante il procedimento. Continuiamo a essere in disaccordo con questa decisione“. Trattasi semplicemente di un’altra delle azioni legali a cui Sony è andata incontro successivamente all’hack del 2011. Nello scorso ottobre infatti, venne rigettata un’altra class action.



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