E’ difficile non parlare di un argomento che ha dell’incredibile: ricordate le prime vicende dell’? E’ passato quasi un anno dallo scandalo del Datagate (della presa di posizione Americana e dei dati di tutti gli utenti connessi a Internet collezionati in un grosso database), ad oggi nessun cambiamento; di fatto siamo di fronte ad un immobilismo dell’amministrazione Obama che fa impallidire anche chi è rosso di rabbia. Una persona che non ha avuto peli sulla lingua in questo frangente è proprio l’ex studente di Harvard, Mark Zuckerberg, che ha chiamato il presidente Barak Obama a seguito delle ultime rivelazioni di Glenn Greenwald sulla vicenda, ecco quanto dichiarato dal CEO di Facebook (da Wired):
“Ho chiamato il presidente Obama per esprimergli la mia frustrazione sui danni che il Governo sta creando al futuro di tutti – ha scritto il fondatore del social network – sfortunatamente sembra che ci vorrà molto tempo per avere una vera e completa riforma”
Il “molto tempo” non è altro che sinonimo della politica e della burocrazia: nessuno ha davvero interesse a disfarsi di un database, che di fatto contiene i pettegolezzi di tutto il mondo industrializzato; lo rende più fragile e facile da “poter gestire” e poterne variare le dinamiche con lo “spostamento di un dito”. L’interesse va ben oltre il frangente burocratico, va oltre tutto ciò che consente una sana legge che tutela il “diritto dell’uomo”, ma c’era da aspettarselo che saremmo presto passati dalla “zappa e raccolto” al raccogliere il fango della nostra voglia di apparire, essere sempre interconnessi e reperibili… Ma oramai è già tardi per pensarci sopra un’altra volta…