Il Sunday Times realizzato ben cinque pagine di intervista con Jonathan Ive, il “guru” di Apple, papà del design dall’iMac ad iPhone e iPad… e ora iOS e OS X… Parla di Apple, della sua amicizia con Steve, e del suo lavoro in Apple, in modo del tutto inedito.
Jonathan Ive è stato intervistato dal famoso giornale The Sunday Times il titolo dice tutto “Jonathan Ive: l’uomo dietro Apple”, e il giornale lo consacra come colui che ha trasformato il computing, la telefonia e la musica con i suoi prodotti, la sua modestia unita alla segretezza di Apple fa sì che Jony non abbia mai rilasciato interviste approfondite in giro… sino ad oggi. Motivo per il quale. dopo aver letto l’intervista, saltano fuori aneddoti interessanti su passato e futuro di Jonathan: che il suo primo approccio verso il design sono stati dei corsi sulla realizzazioni delle automobili (di cui ha dei bruttissimi ricordi), dal suo ingresso al Politecnico di Newcastle, dal quale due dei suoi lavori (tra cui un telefono) ed un apparecchio acustico, sono subito stati esibiti al museo di Design perché troppo all’avanguardia. Dopo aver lavorato per due agenzie e ad Ideal Standard (esatto l’azienda che fa i lavandini i WC e i bidet – che ha classificato i lavori di Jony troppo esosi e tecnologici) ha lavorato come consulente per Apple per poi beh… Nel 1996, con il ritorno di Steve Jobs come CEO di Apple, lavorare spalla a spalla, chiedendosi cosa non va nell’azienda ed eliminare e ricreare ciò che oggi è Apple. Ive lavora con un team di circa 15 persone con il quale ha familiarizzato nel corso di 15-20 anni di lavoro: basta infatti in cenno per capirsi, e sono gli unici che hanno accesso alla ormai “famosa” sala dei prototipi. La sala è intrigante, lo studio è bianco, ed un largo, tavolo di legno è dedicato ai nuovi prodotti, dall’altro lato ci sono le macchine che vengono usate per realizzare i prototipi… Jonathan Ive, ha un profilo basso (anche per quanto concerne l’altezza, non è un gigante), ha 47 anni e una sola casa a San Francisco che condivide con la moglie e i suoi due figli (gemelli), è un uomo scherzoso, una persona come tante, con i soldi di pochi, anche le manie di poca gente. E’ quasi emozionato per l’intervista e per quanto concerne Steve Jobs lo definisce “il suo migliore amico” ed asserisce che – “non era così come si legge”. Insomma non era un despota, ma aveva alte aspettative, ma quando le cose non andavano riusciva anche a dire “forza, troveremo qualcosa da fare” e faceva scattare la voglia di riscatto. Stando alle parole del Sunday, per ribadire il basso profilo di Jonathan, Ive non usa mai la parola “Io ho fatto”, ma il “noi – il team”; “perché per fare cose così grandi c’è bisogno di un team corposo di designer – ingegneri…”. Il giornale poi prendendo “terabyte di confidenza” con Ive, riesce a farsi strappare che Samsung ha rubato, ore ed ore di lavoro di ricerca da parte del suo team: lo stesso Steve Jobs (una bomba ad orologeria) non riusciva a togliersi dalla testa questa cosa, denunciando di fatto Samsung, i due parlavano spesso di questo. Infine il Sunday si lascia scappare più di una “chicca”: sembrerebbe che Ive sia a conoscenza dei rumors dell’iWatch e che molti lo stanno aspettando… Ed una piccola rivelazione con le dieci domande che “nessuno ha mai osato chiedergli”: alla numero 7
Domanda del Sunday Times “Cosa ti piacerebbe fare che ancora non hai fatto?”
Risposta di Jonathan Ive “Ciò a cui stiamo lavorando adesso, cosa di cui non posso parlare.”