Twitter bloccato in Turchia: in un mondo che dovrebbe essere democratico, è impensabile mettere il bavaglio digitale ad un popolo…. Erdogan, attuale Premier non la pensa così…

La Turchia per decreto ufficiale del premier Recep Tayyip Erdogan non ha più diritto ad accedere a Twitter né tramite smartphone e tantomeno tramite browser, uno smacco pesante alla democrazia, non solo di Internet, un bavaglio stretto sulle parole di un popolo, che non ha più diritto ad esprimere una sua opinione una sua idea. L’idea politica non esiste in Turchia, si è più vicini ad una dittatura: tutto nasce dal popolo che ha visto, ha condiviso e ha parlato di corruzione nei confronti dell’attuale governo, ed ecco un bando totale con voce trionfale “Spazzerò via Twitter. Non mi interessa cosa dica la comunità internazionale”. Ovviamente non manca un annuncio dai toni più pacati, al fine di motivare questa scelta che resta di fatto inconcepibile: L’Information and Communication Technologies Autority of Turkey ribatte; “In Turchia c’è una decisione della corte che blocca Twitter per la violazione dei diritti personali e della privacy. Abbiamo chiesto loro di rimuovere alcuni contenuti. Nonostante la nostra buona volontà, Twitter si è rifiutato di farlo”. Il popolo, nel frattempo stava continuando a twittare, nonostante il blocco, e si andava sempre più diffondendo il verbo e i DNS di Google, che di fatto aggiravano il “bavaglio”, ovviamente il Governo si è permesso di bloccare anche i DNS di cui sopra, e quindi di rendere ancora più difficoltosa la connessione. Ora restano solo i ancora utilizzabili, ed una solidarietà mondiale che mette alla berlina la decisione terra-terra del premier Erdogan.



Amnesty International: «Il blocco di Twitter in Turchia è un attacco senza spiegazioni e inaccettabile alla libertà di espressione #TwitterisblockedinTurkey».

A pagina due, una lista di tweet che stanno invadendo il web nel corso di queste ore.



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