A Tye Marini, un giovane omosessuale americano, non è andata giù la dichiarazione dei responsabili della notissima casa di produzione di video giochi Nintendo di non voler usare personaggi gay. Oltre al famosissimo Super Mario, infatti, Nintendo oggi produce una serie chiamata Tomodachi Life in cui i giocatori assumono un avatar a scelta per diventare protagonisti di queste vite virtuali. Ma i personaggi omosessuali non sono permessi. Marini ha lanciato allora una campagna di protesta perché, dice, giocando può solo sposare un personaggio femminile: o cambio sesso io e il personaggio che voglio sposare, o rinuncio a sposarmi permettendo i vantaggi che il gioco promette in tal caso. La risposta dei responsabili di Nintendo: “Le opzioni di relazione nel gioco rappresentano un mondo alternativo ludico piuttosto che quello di una simulazione di vita reale”. La risposta non ha soddisfatto Marini che ha replicato: escludere le relazioni omosessuali dal mondo virtuale, quando nel mondo reale diventano sempre più la norma, rappresenta una critica sociale. C’è poi da tenere riconto che Nintendo è una azienda giapponese, paese dove i matrimoni gay non sono ufficiali, ma lo sono in molti paesi di lingua inglese dove i loro giochi sono popolarissimi.



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