Quella del ‘Trova Amici’ di Facebook è solo l’ultima disputa tra il social network di Marc Zuckerberg e i tribunali tedeschi. L’ultima querelle in cui un tribunale tedesco ha dichiarato illegale la funzione che permette di trovare gli amici – perché il messaggio di invito a iscriversi al social network ai contatti che non sono ancora utenti è una pubblicità molesta – ha alcuni precedenti, secondo quanto riportato su PuntoInformatico.it. Nel 2015 i tedeschi rivendicarono il diritto di utilizzare pseudonimi nella creazione di profili Facebook: in Germania è previsto che i cittadini possano rappresentarsi anche con nomi di fantasia e dunque nessuno, secondo le autorità di Amburgo, può imporre di manifestarsi in un profilo che rispecchi l’identità reale né può richiedere dei documenti di identità. Il caso scoppiò in seguito alla segnalazione di una donna che aveva deciso di registrarsi a FB con uno pseudonimo per evitare contatti di natura professionale. E ancor prima, nel 2011, una delle Authority federali per la privacy bloccò il tasto ‘Mi piace’ perché i dati inseriti dagli utenti tedeschi sarebbero stati tracciati senza il loro consenso, finendo per essere gestiti negli Stati Uniti. In quel caso la Germania vinse la sua battaglia e Richard Allan, vertice di Facebook per le politiche della privacy in Europa, cambiò la gestione dei dati degli utenti locali non inviandoli più negli Usa. 



Con una guerra durata anni contro Facebook, ora il governo della Germania ha forse vinto una battaglia importante: un tribunale tedesco ha dichiarato illegale la funzione Trova Amici del grande social network di Marc Zuckerberg. Dopo 6 anni forse la pratica è chiusa: lo strumento è ormai famosissimo in tutto il mondo. Quando l’utente decide di usare il Trova Amici il software richiede il permesso di accedere ai contatti mail dell’utente, così da rintracciare i varie contatti che non sono presenti sul social e in questo modo un messaggio legalizzato invita i contatti in questione ad iscriversi al noto social. I tribunali germanici hanno dunque deciso che questa pratica è del tutto illegale, definendola come una pubblicità altamente moleste e per questo motivo la funzione deve essere bandita. Come ovvio, Facebook ha provato a fare ricorso ma il tribunale di grado superiore ha conferma i primi due gradi di giudizio: in sostanza, in Germania ora quella pratica è considerata marketing ingannevole. Inutile dire che le polemiche sono già sorte, soprattuto a casa Fb che cercherà di appellarsi a livello europeo e in quel caso i tempi potrebbero dilatarsi, e non poco.

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