Il social network più famoso al mondo non sta mai fermo: Facebook ha infatti annunciato l’ennesima novità sperimentale, con il servizio Tor che ora verrà installato su Android e cercherà di migliorare il fatto privacy, uno dei punti già critici nell’uso generale dei social. Con Tor gli utenti potranno accedere a Facebook in forma anonima e sicura: già un anno venne creato Onion proprio utilizzando il servizio Tor che garantiva agli utenti la possibilità di entrare in Fb sfruttando la connessione crittografata anonima. In questo modo si erano migliorate le sicurezze delle varie connessioni da Tor verso Facebook e la comunità ha richiesto sempre di più che questa modalità venisse estesa a tutti e ora la novità. Fb ha dunque comunicato a servire ad alcuni utenti Android l’applicazione Orbot che è una sorta di proxy gratuito per tutti i dispositivi di Google. Nei prossimi giorni sarà disponibile e la stessa Fb richiede l’invio di molti feedback per poter aiutare il team di sviluppo a migliorare il servizio di connessione sicura: come fare dunque per usare Tor? Semplice: si scarica dal Play Store l’app Orbot che una volta installata vi farà utilizzare il vostro social preferito in modo completamente anonimo, sfruttando proprio Tor.
Il social network più famoso ma anche più attivo al mondo, Facebook, ha lanciato una profonda campagna contro gli estremismi su internet e sui social in generale. «Facebook non è fatto per diffondere messaggi di incitamento all’odio e alla violenza», così parla Sheryl Sandberg, direttore operativo di Fb che ha lanciato così la Online Civil Courage Initiative. Si cerca insomma di portare almeno un milione di euro nelle casse di questa Ong che si batte per fermare i post, i tweet e tutto ciò che viene considerato razzista o di incitamento all’odio, che aumentano a vista d’occhio man mano che i social crescono di importanza e diffusione. «Parole e discorsi simili non devono trovare posto nella nostra società, cosi come su Internet», prosegue la responsabile Facebook. Tutto bello, unica postilla da parte nostra: in tanti ci battiamo su questa giusta battaglia da anni, ma in quanto arrivano a chiedersi cosa stabilisce e definisce un post razzista? Chi decide che “quel pensiero lì” è scorretto o peggio razzista? Ci vorrebbe una campagna anche sulla libertà forse, o quantomeno basterebbe non arrogarsi di continuo il diritto a decidere cosa è giusto e sbagliato e sopratutto a cosa devono pensare gli internauti, che altri non sono che persone.