Sicuramente il cofondatore di Whatsapp Brian Action, che ha lanciato la marcia “Cancellate Facebook“, ha grandissimo interesse nella gestione della sicurezza. È notizia di un mese fa che ha investito circa cinquanta milioni di dollari in Signal. Questa è la chat che è in testa a quelle che garantiscono la segretezza dei messaggi. L’applicazione è nata nel 2014 e negli Stati Uniti d’America è davvero molto sviluppata, mentre in Italia al momento è usata da pochissimi. La decisione di Brian Action ci fa capire bene che l’uomo ha grandissima attenzione nella sicurezza sia sua che di tutta l’utenza. Per questo si è scagliato così violentemente contro Facebook, sottolineando come la giusta via da prendere è quella di social network che siano gestiti in maniera diversa senza il rischio che i dati sensibili possano essere usato a scapito di chi crede di fornirli e di essere protetto. Cosa accadrà ora? Facebook ha davvero le ore contate? Difficile capirlo in questo momento. (agg. di Matteo Fantozzi)
A GUADAGNARNE SARÀ TWITTER?
La campagna contro Facebook lanciata da Brian Action, con l’hashtag #cancellateFacebook divenuto virale, ha sicuramente sconvolto il mondo del web. Il social network ideato da Mark Zuckerberg infatti è stato punto di riferimento per moltissimi nel corso degli anni, diventando anche quello più utilizzato in tutto il mondo. L’ipotesi che Facebook sia presto dimenticato da tutti favorirebbe sicuramente altri social network che al momento sono dietro nelle preferenze degli utenti. Tra questi sicuramente quello che potrebbe giovare di un incredibile rilancio è Twitter che ha subito in questi ultimi anni un rallentamento dopo l’entusiasmo palesato nel periodo immediatamente successivo al suo lancio. Non è da escludere poi che Whatsapp possa avvicinarsi al suo ”parente” asiatico WeChat e quindi lasciare sempre più possibilità di esprimersi agli utenti che lo vivono giorno dopo giorno. (agg. di Matteo Fantozzi)
IL TWEET DI BRIAN ACTION
E’ partito tutto da Brian Action, ex dipendente di Facebook, nonché co-fondatore di WhatsApp. Nelle scorse ore il manager americano ha pubblicato su Twitter un brevissimo tweet #deleteFacebook, che significa “Cancellate Facebook”. Due parole che in pochi minuti sono divenute virali, visto che il post ha raggiunto fino ad ora 4.400 condivisioni, nonché 9.000 mi piace e centinaia di commenti, la maggior parte dei quali, a favore. In queste ultime ore è scoppiata una vera e propria rivolta sul web nei confronti del noto social network inventato da Mark Zuckerberg, complice lo scandalo Cambridge Analytica, che ha scoperchiato un sistema di gestione “illegale” dei dati di milioni di utenti Facebook, a scopi politici. Quella di Action non è una voce fuori dal coro, visto che anche il Financial Times ha chiesto in massa di cancellarsi dal famoso social network dopo quanto venuto alla luce. Di questa schiera di “rivoltosi” fa parte infine anche Jon Biggs di TechCrunch, una sorta di bibbia della digital economy, che ha definito Facebook così: «E’ un cancro». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“CANCELLATE FACEBOOK”
Giorni sempre più bui per Facebook. Il social network più famoso al mondo, nonché la prima app per utilizzo nel globo, è salita alla ribalta delle cronache per lo scandalo di Cambridge Analytica, società di analisi e marketing online che ha utilizzato i dati di milioni di iscritti a Facebook, in particolare per dei fini politici. L’ultimo attacco è arrivato in queste ore da Brian Acton, colui che anni fa co-fondò WhatsApp. Attraverso il proprio profilo Twitter ha mandato un messaggio semplice quanto incisivo #DeleteFacebook, ovvero è l’ora di cancellare Facebook. Non si fanno chiari riferimenti alla scandalo di cui sopra, ma è chiaro che Acton non ha preso bene le notizie emerse nelle ultimissime ore. Il manager informatico, che come detto sopra, creò WhatsApp insieme a Jan Koum, vendette l’app proprio a Facebook nel 2014, in cambio di 16 miliardi di dollari.
LE VECCHIE ACCUSE DI PALIHAPITIYA
Acton non fa più parte dell’app messaggistica, visto che dall’inizio di quest’anno ha voluto dedicarsi ad una nuova fondazione, precisamente Signal, un sistema alternativo a WhatsApp con l’obiettivo di inviare messaggi criptati non intercettabili. Facebook pare che non abbia favorito direttamente l’utilizzo dei dati dei propri utenti, ma nell’occasione si sarebbe comportato con un po’ troppo leggerezza e sufficienza, portando quindi alla bolla che sta esplodendo in questi giorni. Tra l’altro non è la prima accusa mossa da un ex dirigente nei confronti di Facebook. Nel 2017, ad esempio, fecero molto scalpore le dichiarazioni rilasciate da Chamath Palihapitiya, ex responsabile della crescita del social network, che disse: «Ho contribuito a creare strumenti che stanno lacerando il tessuto sociale che fa funzionare le nostre società».