Scoppia la nuova bufera in casa Facebook, visto che proprio in queste ore è emerso un documento segreto, firmato da uno degli ingegneri del noto social network, leggasi Andrew Bosworth. Come vi abbiamo già spiegato, in poche parole Boz, il suo soprannome, sottolineava il fatto che ciò che è importante per Facebook è crescere, aumentare le connessioni delle persone, anche se ne va della vita delle stesse. Zuckerberg ha dovuto subito prendere le distanze da queste parole risalenti al 2016, e anche lo stesso autore del post incriminato ha fatto retromarcia. Un nuovo scandalo investe quindi il social network per eccellenza, a pochi giorni dal famoso Cambridge Analytica, l’utilizzo da parte di una società esterna di milioni di dati di utenti Facebook per fini politici, in particolare, per la campagna elettorale di Donald Trump, e per la Brexit. Di questa questione ne ha parlato ultimamente anche Tim Cook, il numero uno di Apple, azienda leader al mondo nell’elettronica, che ha mandato delle frecciatine all’amico Mark: «Potremmo fare un sacco di soldi se monetizzassimo i nostri clienti, ma abbiamo scelto di non farlo. La privacy per noi è come la libertà di espressione e la libertà di stampa. Cosa farei se fossi al posto di Mark Zuckerberg? Io non sarei finito in questa situazione». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DI ZUCKERBERG
Sta facendo discutere, e non poco, il “documento” emerso in queste ore a firma Bosworth, ingegnere di Facebook, che in estrema sintesi parla del social network come di un mezzo necessario per connettere le persone, indipendentemente dal modo in cui lo fa, anche con la morte. Un pensiero da cui ha subito preso le distanze il fondatore di BigF, Mark Zucerberg, che ha commentato la vicenda con tali parole: «Non abbiamo mai creduto che il fine giustifichi i mezzi. Io e tante persone in Facebook siamo fortemente in disaccordo. Riconosciamo che connettere le persone non è più sufficiente. Dobbiamo anche lavorare per rendere le persone più vicine tra loro. È per questo che nell’ultimo anno abbiamo rivisto interamente la nostra missione aziendale». Ma c’è di più, perché stando a quanto scritto dal sito The Verge, quasi 3mila dipendenti di Facebook, avrebbero reagito, con rabbia, tristezza e preoccupazione, con il post che avrebbe quindi creato molto malumore all’interno della nota azienda californiana. Tra l’altro tale nuovo scandalo fa tornare alla luce le vecchie accuse di ex manager di Facebook come Sean Parker e Roger MacNamee, che presero le distanze proprio dalle pratiche del social network. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL POST INCRIMINATO
In queste ultime ore è emerso un post inquietante scritto dal manager di Facebook, Andrew Bosworth. Boz, così come è soprannominato, esternava ai colleghi il proprio pensiero, con un post intitolato The Ugly. Il contenuto è il seguente: «Noi abbiamo il potere di connettere le persone e questo può essere una cosa positiva, se si usa il social in maniera positiva. Grazie a noi la gente può trovare anche l’amore. Oppure, possiamo salvare qualcuno che sta pensando di suicidarsi. Può anche essere che il social venga utilizzato in maniera negativa e, questo, può trasformarlo in una cosa negativa. Qualcuno, ad esempio, può essere vittima di bullismo, oppure qualcun altro potrebbe morire durante un attacco terroristico organizzato con i nostri strumenti». Quindi il post si chiudeva così: «Noi crediamo a tal punto nella necessità di connettere individui che, de facto, qualsiasi cosa ci permette di farlo è di per se positiva».
“SOLO UN POST PROVOCATORIO”
Tale scritto arrivava il 18 giugno del 2016, esattamente due giorni dopo l’assassino di Antonio Perkins, 28 anni, in diretta su Facebook. Il pensiero di Bosworth può essere sintetizzato in maniera estrema con tali parole: «Facebook deve crescere, indipendentemente da qualsiasi cosa accada sul social network». A portare alla luce questo documento, è stato Buzzfeed, noto sito web d’informazione, in un momento di crisi senza precedenti per la creatura di Mark Zuckenberg. Il fondatore del noto social ha “giustificato” Boz dicendo che trattasi di «un leader talentuoso, ma provocatorio». Lo stesso Bosworth ha voluto fare un passo indietro, affermando «volevo solamente lanciare una provocazione». Il manager di Facebook ha inoltre sottolineato che grazie alla discussione scatenata da quel post, l’azienda ha rimodellato i suoi strumenti.