La grave accusa di Bloomberg verso Google, colpevole di un patto segreto per scambiarsi dati con Mastercard, fa scoppiare un nuovo caso molto simile a quello di Cambridge Analytica. Tutti ricorderanno quando a finire sotto la lente di ingrandimento fu Facebook, accusato di fornire i dati dei suoi utenti per scopi puramente politici. Una situazione che mise in crisi il social network più famoso del mondo che da allora ha perso tantissimi utenti e anche credibilità. Questo è il rischio che corre Google, diventato di fatto l’unico motore di ricerca esistente dopo un lungo periodo di gavetta alle spalle di tanti altri ormai diventati solo lontani antenati e costretti a deporre le armi di fronte a un avversario troppo forte da fronteggiare. Vedremo dunque quali saranno le armi utilizzate da Google per fronteggiare accuse veramente molto pesanti. (agg. di Matteo Fantozzi)
BIG G VUOLE SFIDARE AMAZON
Bloomberg accusa Google e Mastercard di aver stretto un accordo segreto per avere accesso alle informazioni circa i pagamenti effettuati online. Al di là delle smentite delle due aziende interessate, la domanda sorge spontanea: perché lo avrebbe fatto? Si calcola che il 25 per centro degli acquisti effettuati con la carta di credito negli Stati Uniti sia gestito direttamente da Mastercard, e di conseguenza, Big G potrebbe accedere a milioni di dati che andrebbero poi incrociati con altre statistiche a sua disposizione, di modo da offrire dati ancora più accurati ai numerosi inserzionisti che pagano per avere pubblicità. Si pensi che nel 2017 il gigante di Mountain Vie ha ottenuto un ricavo di 95.4 miliardi di dollari solamente grazie alla pubblicità, con una crescita costante negli ultimi anni pari al 20 per cento circa. Si può anche interpretare, questa mossa, come una sfida ad Amazon, in grado di offrire riscontri molto più accurati agli inserzionisti, per ovvie ragioni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ARRIVA LA DOPPIA SMENTITA
Sono pesanti le accuse della società di analisi finanziaria, Bloomberg, nei confronti di due colossi come Google e Mastercard. Secondo i primi, Big G e la nota carta di credito, traccerebbero tutte le operazioni effettuate offline dai consumatori americani. La replica delle due multinazionali interessate non si è fatta attendere. Prima è stata la volta del gigante di Mountain View, che ha fatto sapere che: «Non abbiamo accesso a nessuna informazione personale dalle carte di credito e di debito dei nostri partner, né condividiamo alcuna informazione personale con i nostri partner». Quindi è stata la volta di Mastecard, che ha confermato di condividere alcuni dati con i propri partner commerciali «per misurare l’efficacia delle loro campagne pubblicitari», ma si tratta di semplici tendenze per il mercato, e «non vengono forniti dati personali e transazione individuali». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE ACCUSE DI BLOOMBERG
Sono gravissime le accuse di Bloomberg nei confronti di Google e di Mastercard. Secondo l’azienda di analisi finanziaria, il gigante di Mountain View si sarebbe unito all’organizzazione emettente carte di credito, per tracciare le vendite al dettaglio, quelle che si realizzano offline. Precisamente, sarebbero state registrate quasi due miliardi di operazioni relative a consumatori degli Stati Uniti, e se l’accusa fosse fondata rischierebbe di far esplodere un nuovo grande scandalo, sulla falsa riga di quanto accaduto pochi mesi fa con Facebook e Cambridge Analytica. Stando a Bloomberg, Big-G avrebbe pagato milioni di dollari per entrare in possesso dei dati di Mastercard, «e le due società – si legge su La Repubblica – avrebbero discusso anche la divisione di una parte dei guadagni».
ATTESA REPLICA DI GOOGLE
Alla luce di queste accuse, torna attuale il servizio annunciato l’anno scorso da Google “Store Sales Measurement”, con cui il gigante del web spiegava di avere accesso a circa il 70% delle carte circolanti negli Stati Uniti con l’aiuto di partner non menzionati. All’epoca dell’annuncio, però, il motore di ricerca garantiva di aver sviluppato un sistema di crittografia che «impedisce sia a Google sia ai nostri partner di visualizzare le informazioni personali identificabili degli utenti. Non abbiamo accesso a nessuna informazione personale dalle carte di credito e di debito dei nostri partner, né condividiamo alcuna informazione personale con i nostri partner». Non ci resta che attendere la replica di Google, e scoprire come evolverà la vicenda.