Hikikomori, il fenomeno non solo Giapponese: chi sono

Il fenomeno dell’Hikikomori sarà al centro di “Afraid of failing”, il primo documentario italiano dedicato alla pratica del ritiro sociale sempre più diffusa tra i giovani. Un fenomeno che fino a qualche anno fa sembrava essere relegato esclusivamente ai paesi orientali ma che invece è sempre più in ascesa anche in Italia. Il documentario per la regia di Davide Tosco ed in onda nella seconda serata di oggi di Rai3, affronterà i vari aspetti del fenomeno conosciuto e studiato in Giappone, dove è nato e dal quale si è diffuso in tutto il mondo.



Il termine Hikikomori indica letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per definire coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale anche per lunghi periodi, persino per anni. Nella maggior parte dei casi si ritrovano a preferire le quattro mura della propria stanza, evitando così qualunque tipo di contatto con il mondo esterno. Nei casi più gravi di isolamento sociale, persino di familiari. Anche la Fondazione Veronesi si è occupata del fenomeno degli Hikikomori, stilando una sorta di identikit: si tratta soprattutto di giovani tra i 14 ed i 30 anni di sesso maschile nel 70-90% dei casi.



Hikikomori in Italia: almeno 100mila casi

Il governo giapponese si è occupato ufficialmente del fenomeno Hikikomori ed i numeri dei giovani che si sono avvicinati a questa “pratica” è impressionante. Si parla infatti di un milione di casi, con una grande incidenza anche negli over 40. Il motivo è presto detto: si tratterebbe di una condizione che tende a verificarsi soprattutto nell’adolescenza ma che può diventare cronica, fino al rischio di perdurare per tutta la vita. Il fenomeno descritto nel documentario “Afraid of failing” in onda nella seconda serata di oggi di Rai3, riguarda anche una buona fetta di giovani italiani. Si stima che siano 100mila i casi nel nostro Paese, in aumento soprattutto dopo la pandemia da Covid.



A spiegare quali sono le cause del fenomeno Hikikomori è stato lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia, il quale ha asserito: “Alla base di questa condizione c’è un disagio adattivo sociale. I giovani, che sperimentano una forte ansia sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società. Sono spesso ragazzi molto intelligenti, con un elevato QI, ma di carattere molto introverso e introspettivo, sensibili e inibiti socialmente, convinti di stare meglio da soli, lontani da tutti”.