Gli hikikomori potrebbero avere dei particolari marcatori nel sangue. Lo afferma uno studio condotto in Giappone, dove il fenomeno dell’isolamento sociale è stato definito e identificato già da due decenni. In base alle analisi effettuate sul sangue, quindi, potrebbe essere possibile capire la gravità della patologia e anche diagnosticarla per tempo, in modo da poter intervenire su questo fenomeno e cercare di contrastarlo.



In giapponese, “hikikomori” significa “stare in disparte” ed è usata per indicare tutte quelle persone, spesso giovani e giovanissimi, che per mesi o anni non escono dalla loro camera, evitando anche di avere contatti con i familiari stretti con cui convivono. Si tratta di un ritiro sociale patologico che potrebbe essere in aumento dopo due anni di pandemia e lockdown, esasperato dall’isolamento forzato e dal sentimento di incertezza verso il futuro. In Giappone le stime parlano di almeno un milione di hikikomori e proprio da questo Paese arriva lo studio che potrebbe contribuire a contrastare questo fenomeno, a cura dell’Università di Kyushu di Fukuoka. Qui, nel 2013 è stata inaugurata la prima clinica ambulatoriale specializzata e dedicata totalmente agli hikikomori.



Hikikomori, cosa ha rivelato lo studio: i marcatori nel sangue

All’inizio, quando il fenomeno degli hikikomori non era ancora così conosciuto e studiato, si pensava che avesse una stretta correlazione con la cultura giapponese, caratterizzata da pressioni sociali relative alle prestazioni in ambito lavorativo e scolastico. L’Università di Kyushu di Fukuoka ha cercato di capire se ci fosse una possibile correlazione a livello biologico e lo studio ha evidenziato la presenza di particolari marcatori nel sangue degli hikikomori. Per le ricerche è stato raccolto e analizzato il plasma di 42 hikikomori ed è stato messo a confronto con quello di altre 42 soggetti sani, cercando possibili differenze a livello molecolare tra zuccheri, amminoacidi e proteine



Delle 127 molecole analizzate, lo studio ha rilevato che il sangue dei pazienti hikikomori  contiene livelli più elevati di ornitina, legata alla regolazione della pressione arteriosa e al ciclo dell’urea; di acil-carnitine a catena lunga, che porta energia al cervello, e dell’enzima arginasi. Al contrario, è stata notata una minore concentrazione di bilirubina, legato alla funzionalità epatica, e di arginina. L’aspetto più rivoluzionario di questo studio è la possibilità di comprendere la gravità della malattia proprio sulla base dei livelli di questi marcatori contenuti nel sangue.