Tosca ha un passato glorioso, da cui sembrava essersi staccata per sempre, e invece eccolo di nuovo qui, a Sanremo. Ha vinto il festival nel 1996 in coppia con Ron (Vorrei incontrarti tra cent’anni). Poi sarebbe tornata altre due volte, una delle quali con un pezzo scritto addirittura dalla nota scrittrice Susanna Tamaro. Richiamata in seconda battuta da Amadeus, la cantante (e attrice) romana, 52 anni, presenta un brano dell’esperto Pietro Cantarelli. Il tema  è un bilancio esistenziale, e insieme il rimpianto per la fine di un amore: “e come un pesce che non può più respirare / come un palazzo intero che sta per cadere / tu sei l ‘unica messa a cui io sono andata / un volo che è partito /svanito in fondo al blu”. Insomma, la metafora con la liturgia cattolica o comunque cristiana non è una delle più brillanti sul tema. Come dire: tu sei Dio.



Ho amato tutto, Tosca: testo e analisi. Tutta l’angoscia in una canzone

Lei, che nella vita si occupa anche dell’Officina delle arti Pier Paolo Pasolini, laboratorio di alta formazione artistica e Hub Culturale del Lazio, a proposito del suo brano ha commentato che “Voglio portare idealmente su quel palco tutta la musica di “nicchia”, tutti gli artisti della famiglia di cui faccio parte. Quelli un po’ in ombra che lavorano a testa bassa, che macinano km e km, quelli che ogni giorno si sentono dire che meriterebbero di più, sì proprio quelli lì. E porto con me idealmente tutte le donne artiste con cui ho condiviso il palco e le emozioni in questi anni. Quelle che nonostante le chiusure, lavorano sodo, sorridono, sono mamme, compagne, rocce e sognatrici. E non mollano mai”. L’anelare del desiderio per l’amato che non c’è più, il trascinarsi dei ricordi e i respiri che mancano, quanta angoscia espressa in questa canzone: E io adesso farei qualsiasi cosa/ Per sfiorare le tue labbra/ Per rivederti/ Se è vero che il tempo ci rincorre/ Oggi sono questa faccia questa carne e queste ossa/ Le sento ancora addosso le tue mani che mi spostano più in là/ Dove si vive solo di uno sguardo/ È tardi, si spegne la candela. Una mancanza resa credibile, che quasi la tocchi, quando dai tutto, tutto te stesso e resti con il nulla fra le mani: Perché se manchi tu manchi da morire/ Perché amarsi è respirare i tuoi respiri/ Stracciarsi via la pelle e volersela scambiare.

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