«Agitato? Ho dormito come il principe di Condè»: così Enrico Letta, citando Alessandro Manzoni, scherza con i giornalisti all’ingresso del Nazareno prima dell’Assemblea Nazionale Pd che lo ha appena sancito nuovo segretario dopo le dimissioni d Nicola Zingaretti. Un modo “letterario” per rassicurare chi lo immaginava nervoso per il rientro in casa Dem 7 anni dopo quel famoso “Enrico stai sereno” con cui Renzi di fatto si appropriò e del Pd e del Governo: cita il secondo capitolo dei “Promessi Sposi” quando Manzoni inquadra la figura del principe Luigi II di Borbone-Condé, nobile e condottiero francese vissuto tra il 1646 e il 1686.
«Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina. Don Abbondio in vece non sapeva altro ancora se non che l’indomani sarebbe giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa in consulte angosciose», è la citazione esatta del grande Manzoni al quale Letta si “ispira” nel sottolineare la tranquillità nel appropinquarsi ad una potenziale “guerra fratricida” come quella tra le correnti dem.
UN LETTA PIÙ “FRANCESE” ALLA GUIDA DEL PD
La nottataccia di Don Abbondio (per la visita dei Bravi) e il “giusto sonno” del principe, il paragone con Condé se è azzeccato per esprimere con efficacia culturale il omento di Enrico Letta dall’altro lo pone in una dimensione ancora molto francese, come del resto è inevitabile dopo aver vissuto quasi tutti gli ultimi 7 anni a Parigi da direttore della SciencePo. Il principe di Condé è stato uno degli strateghi più studiato e citato a livello militare, ricordato non solo da Manzoni ma anche da Alexandre Dumas e molto popolare nella sua epoca: fu infatti il condottiero decisivo per la Francia durante la Guerra dei Trent’Anni vinta contro gli “odiati” inglesi. I “bravi” come le correnti del Pd? Questo Letta ovviamente non l’ha detto ma si può pensare che nella sua – appena eletto dall’Assemblea Nazionale – segreteria dem potrebbe non essere escluso il termine “guerra” nel futuro prossimo.