BAMBINI TRANS, CHOC IN USA PER LE AMMISSIONI DEL CHIRURGO BLAIR PETERS

Mentre diversi stati Usa stanno cercando di porre un freno all’esplodere di cure/interventi per rendere trans minorenni, a volte anche bambini piccoli, v’è un caso in particolare che sta suscitando non poche polemiche oltre Oceano e riguarda il chirurgo autodefinitosi “queer”, Blair Peters. In una recente intervista pubblicata anche sui social, il medico operante presso l’Oregon Health & Science University ha ammesso candidamente di aver eseguito diversi interventi chirurgici per l’assegnazione di genere su bambini piccoli in età prepuberale che non avevano ancora avuto esperienza di sensazioni sessuali. Non solo, spiega Peters, tali minori avevano anche una scarsa capacità di «acconsentire» o di «eseguire le procedure post-chirurgiche richieste».



Il caso è stato segnalato dal portavoce nazionale di ProVita & Famiglia, Jacopo Coghe, spesso contestato dall’ambiente LGBTQ+ per le battaglie portate avanti contro l’ideologia “gender” in salsa arcobaleno. Si dirà allora che probabilmente lo stesso Coghe possa aver magari “esagerato” le dichiarazioni del chirurgo ‘queer’ americano: ecco, non è questo il caso. Andando a prendere l’intervista originale, si scopre che non solo il medico universitario pro-trans afferma di eseguire «interventi chirurgici sessuali irreversibili su bambini in età prepuberale», ma dice anche di star imparando passo dopo passo «come si fa».



“INTERVENTI TRANS SU MINORI? STIAMO CERCANDO DI CAPIRE COME FUNZIONA…”: L’INQUIETANTE RIVELAZIONE DEL CHIRURGO ‘QUEER’

«È una questione molto complicata», ha detto il dottor Blair Peters nell’intervista che trovate qui sotto, «Ma penso che sicuramente qualcosa su cui impareremo molto di più nei prossimi 5-10 anni poiché stiamo facendo solo un numero crescente di questi casi». Nasce tutto dal fatto che ottenere il consenso e la cooperazione dai bambini pre-sessuali è un problema non da poco: «È impegnativo perché c’è questa domanda: “In che modo questo fattore influisce sul consenso?” quando stai acconsentendo a qualcuno per la soppressione della pubertà, e probabilmente c’è qualche effetto sulla chirurgia genitale a valle, ma non sai se un individuo desidererà o meno la chirurgia genitale in futuro».



Sbaglieremo forse, ma persone e professionisti raziocinanti davanti a dubbi e problemi posti del genere a maggior ragione non si avventurerebbero in interventi chirurgici su creature così piccole e ancora da sviluppare; per lo più in virtù di un’idea tutt’altro che accettata al 100% dalla comunità scientifica. Invece Peters non solo li compie ma ammette con candore che ancora c’è da imparare, dopo aver letteralmente sperimentato su primi interventi fatti ai bambini: «è anche difficile avere una conversazione con qualcuno che forse non ha attraversato la pubertà o non ha mai avuto attività sessuali. È una cosa davvero complicata … il più delle volte, non c’è stato quasi alcun impegno genitale in termini di autostimolazione o masturbazione. Quindi provare a valutare cose come i risultati erogeni dopo un intervento chirurgico quando qualcuno non ha mai avuto un’esperienza erogena è incredibilmente difficile perché non hanno davvero una base di riferimento con cui confrontarla». E così il chirurgo che vuole farsi chiamare con i pronomi “he/they” sottolinea come la sua chirurgia sperimentale è ancora in fase di definizione: «Sai, forse abbiamo fatto un paio, una manciata, di adolescenti repressi dalla pubertà come campo (di osservazione, ndr) e nessuno ci ha ancora pubblicato. Come OHSU (l’ateneo, ndr) stiamo solo mettendo insieme la nostra prima serie (di studi, ndr) mentre stiamo imparando e cercando di capire cosa funziona». È proprio quel “stiamo cercando di capire” che inquieta non solo negli Usa, come spiega Coghe in un lungo tweet: «Un’ammissione implicita del fatto che attualmente i chirurghi sanno poco degli esiti a lungo termine di questi interventi chirurgici sperimentali sui bambini […]. In una qualsiasi società sana questo medico sarebbe stato accusato di crimini contro l’umanità».