François Hollande, in una intervista al Corriere della Sera, ha commentato i disordini che si sono verificati in Francia dopo che Emmanuel Macron ha approvato la riforma delle pensioni senza passare dal Parlamento: “Se i giovani oggi si uniscono alla protesta, non è perché vogliono andare in pensione a 62 anni invece che a 64, ma perché non si sentono ascoltati dal potere e dai partiti. Oggi una larga parte del Paese non contesta solo una legge, perché è ingiusta e brutale. Denuncia un sistema decisionale che non è più conforme alle sue aspirazioni e che non propone soluzioni per migliorare il funzionamento della democrazia”.



La speranza dell’ex presidente è che le manifestazioni possano in un futuro a breve termine avere uno sbocco sociale e politico positivo. “Di fronte alla collera, l’altra parola chiave adesso è la distensione, il ritorno alla calma. Non credo allo scioglimento dell’Assemblea nazionale né al rimpasto di governo. E neppure a un referendum. La risposta è la ripresa del dialogo con i sindacati. Sono sempre stati più deboli in Francia rispetto a Italia e Germania ma oggi ritrovano un ruolo di primo piano”, ha sottolineato.



Hollande: “Macron dialoghi coi sindacati”. Il parere sui disordini in Francia

Anche François Hollande, nel corso del suo mandato, ha utilizzato l’articolo 49 della Costituzione francese, scavalcando il Parlamento come fatto da Emmanuel Macron per la riforma delle pensioni. “Ma io avevo, sul testo sul mercato del lavoro, il sostegno della Cfdt, il sindacato riformista diventato il più potente. Non c’era un fronte sindacale unito contro il presidente, come adesso. Questa è la grande novità di questi giorni: la Cfdt che guida il movimento in piazza”, ha chiarito.



Il gioco, questa volta, non vale la candela. “Personalmente mi chiedo se questa riforma delle pensioni sia così importante, in questo momento, per il risanamento dei conti pubblici. Tante difficoltà, contestazioni e adesso violenze, per recuperare 10 miliardi. Quando il governo ne ha distribuiti quasi 20 per placare una protesta dei gilet gialli che non ha mai raggiunto l’ampiezza delle manifestazioni di oggi”, ha concluso.