LE BENEDIZIONI ALLE COPPIE GAY E IL MESSAGGIO DEL CARD. HOLLERICH (RELATORE SINODO CHIESA)

Sta già facendo discutere l’ultima lunga intervista del Cardinal Jean-Claude Hollerich, Presidente del COMECE (vescovi europei), Arcivescovo del Lussemburgo e Relatore Generale del Sinodo della Chiesa Cattolica: il tema è quello delle benedizioni alle coppie gay-LGBTQ+ effettuate dai vescovi fiamminghi e da tempo “richieste” dal sinodo della Chiesa di Germania. Per il prelato, raggiunto dall’Osservatore Romano, nel Regno di Dio «nessuno è escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti. Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni». Uno dei punti discussi in questo lungo Sinodo appena “prologato” da Papa Francesco fino al 2024, è proprio il confronto tra la pastorale attuale, la Dottrina del Vangelo e i singoli cambiamenti antropologici nella modernità. Il Relatore del Sinodo già lo scorso agosto spiegava che la Chiesa non cambierà affatto la sua Dottrina sulle persone gay, ma nell’intervista all’Osservatore Romano aggiunge elementi in più per la discussione dentro e fuori la Santa Chiesa Cattolica.



«È proprio la necessità pastorale che ha suscitato una riflessione sul tema dei generi, che ha suscitato qualche critica», spiega il Card. Hollerich raccontando la storia di una ragazza di 20 anni incontrata qualche tempo fa, «mi ha detto “voglio lasciare la Chiesa, perché non accoglie le coppie omosessuali”, io le ho chiesto “ti senti discriminata perché sei omosessuale?”, e lei “No, no! Io non sono lesbica, ma la mia più cara amica lo è. Conosco la sua sofferenza, e non intendo essere parte di quelli che la giudicano”. Questo mi ha fatto riflettere molto». È il quotidiano della Santa Sede a far presente direttamente al vescovo come in realtà anche laddove le Chiese protestanti hanno aperto (non da oggi) ad approcci molto più “liberali” benedicendo le coppie LGBTQ+ non vi è stata registrata una parallela crescita del gradimento dei giovani per la Chiesa. Hollerich spiega che infatti questo non basta: «Occorre un più profondo cambiamento di paradigma culturale, e una conversione dello spirito. Non è un problema di diritto canonico, di norme o strutture. È quello che il Papa ha detto alla Chiesa tedesca. “Attenti a non cominciare dalle strutture; partite piuttosto dalla vita del popolo di Dio, dalla missione, dall’evangelizzazione”. Annunciare il Vangelo oggi significa annunciare la gioia della vita in Dio, trovare il senso della vita in Gesù Cristo».



CARDINAL HOLLERICH: “NON CI SARÀ MATRIMONIO GAY, PERÒ…””

Il Cardinal Hollerich sottolinea come occorre richiamare sempre di più la vita della Chiesa a quella “etica dell’amore” professata dal Magistero di Papa Francesco: «La mossa furba della civiltà dei consumi in cui viviamo, è quella di occultare ed esorcizzare la domanda, con l’inganno del mito di un’eterna giovinezza. Allora “nuova evangelizzazione” oggi è mostrare un’ostia elevata dicendo «Chi mangia di questo pane non muore più”. Un’etica dell’amore — e della misericordia — è dunque succedanea alla rivelazione che “Non si muore più”. Dovremmo gridarlo nelle piazze e dalle terrazze “Non si muore più!”». Contro l’aborto, contro l’eutanasia perché a favore della vita e della vittoria di Cristo sulla morte: questi i concetti richiamati dall’Arcivescovo del Lussemburgo prima di tornare a parlare del complesso rapporto tra la Dottrina cattolica e le coppie gay, «tutti vi sono chiamati. Nessuno escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti. Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni. A tutti! A volte nella Chiesa si discute dell’accessibilità di questi gruppi al Regno di Dio. E questo crea la percezione di un’esclusione in una parte del popolo di Dio».



Secondo il Card. Hollerich, il richiamo del Santo Padre non intende “ripensare la dottrina” ma ribadire l’apertura del messaggio di Gesù a tutti: «Allora, tanti nostri fratelli e sorelle, ci dicono che, qualunque sia l’origine e causa del loro orientamento sessuale, di certo non se lo sono scelto. Non sono “mele guaste”. Sono anche loro frutto della creazione». Con questo il prelato non intende dire che verranno ammessi i matrimoni sacramentali cattolici tra persone dello stesso sesso, dato che «non c’è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia nessun valore». Qui l’Osservatore Romano sottolinea il caso dei vescovo fiamminghi e da questo prende spunto Hollerich per puntualizzare la sua posizione sul tema delle benedizioni a coppie gay: «Francamente la questione non mi sembra decisiva. Se rimaniamo all’etimologia di “bene—dire”, pensate che Dio possa mai “dire—male” di due persone che si vogliono bene? Mi interesserebbe di più discutere di altri aspetti del problema. Per esempio: la crescita vistosa dell’orientamento omosessuale nella società da cosa è determinata? Oppure perché la percentuale di omosessuali nelle istituzioni ecclesiali è più alta che nella società civile».