Storico sciopero da parte degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood nei confronti dell’intelligenza artificiale, l’IA e lo streaming. E’ la prima volta, come riferisce TgCom24.it, che che le due categoria incrociano le braccia contemporaneamente dal 1960, quando a capo dell’ordine degli attori vi era l’ex presidente degli Stati Uniti, all’epoca un artista, Ronald Reagan. “Dopo più di quattro settimane di trattativa – la nota pubblicata dalla Sag-Aftra, l’ordine che riunisce circa 160mila attori – l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (Amptp), l’associazione che rappresenta i principali studi di produzione e di streaming – tra cui Amazon, Apple, Disney, NBCUniversal, Netflix, Paramount, Sony e Warner Bros Discovery – non si è mostrata disponibile a offrirci un accordo equo”.
E ancora: “Dall’inizio dei negoziati, il 7 giugno, i nostri rappresentanti hanno investito ogni giorno, fine settimana e festività, a lavorare per un accordo che proteggesse noi attori e artisti. Negli ultimi dieci anni, il nostro compenso è stato gravemente eroso dall’ascesa dello streaming. Inoltre, l’intelligenza artificiale rappresenta una minaccia cruciale per le professioni creative e tutti gli attori e gli artisti meritano un contratto che li tuteli dallo sfruttamento del proprio volto e talento senza consenso e retribuzione. L’Amptp ha negato che gli enormi cambiamenti in corso nell’industria dello spettacolo e nell’economia in generale abbiano un impatto nefasto su chi lavora per loro. Le risposte dei produttori alle nostre proposte non sono state adeguate. I 90 anni della nostra storia sindacale, sono la prova di quello che possiamo raggiungere se restiamo uniti e determinati. Per il futuro della nostra professione, restiamo uniti”.
HOLLYWOOD, ATTORI E SCENEGGIATORI IN SCIOPERO CONTRO L’IA: LA REPLICA DEGLI STUDIOS
Di replica allo sciopero di attori e sceneggiatori di Hollywood è giunta la nota degli Studios, subito dopo che le trattative sono saltate: “Siamo profondamente delusi dal fatto che la Sag-Aftra abbia deciso di abbandonare la vertenza. È stata una scelta del sindacato, non nostra. Ha respinto la nostra offerta di un aumento storico dello stipendio minimo e dei diritti d’autore, tetti molto più alti ai contributi pensionistici e sanitari e una protezione rivoluzionaria dall’intelligenza artificiale. Invece che continuare a trattare, il sindacato ci mette tutti in una situazione che aggraverà le difficoltà economiche di chi lavora nell’industria dello spettacolo e dipende da essa per il proprio sostentamento”.