La legge sulla sicurezza nazionale approvata dal parlamento di Pechino ha definitivamente “imbavagliato” i manifestanti anti-Cina di Hong Kong imponendo una fortissima stretta sulle libertà personali e civili che confermano tutti i timori di questi ultimi mesi delle piazze che manifestavano contro l’ingerenza del regime comunista. Dopo neanche due giorni di adozione della nuova legge cinese, oggi i manifestanti sono scesi in piazza per cominciare tutta la contrarietà alle nuove norme in arrivo da Pechino e in tutta risposta la polizia è tornato “all’antico” con proiettili di gomma sparati, gas urticanti e soprattutto più di 300 arresti, i primi con la nuova legge sulla sicurezza in funzione: 9 delle persone arrestate – 4 uomini e 5 donne – sono sospettate di violazioni della nuova legge, che tra le altre cose prevede pene fino all’ergastolo per i reati di «secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere».



Il messaggio delle forze dell’ordine filo cinesi è stato netto anche oggi, «La polizia non tollererà alcuna violazione e farà rispettare la legge»: gli attivisti si sono ribellati e in un clima inizialmente pacifico hanno cercato di far valere le proprie idee su cartelloni e flash mob nel centro di Hong Kong. Tutto inutile, più di 300 arresti hanno subito fatto capire chi “comanda” nella nuova triste stagione dell’ex colonia britannica.



CAOS HONG KONG, LE REAZIONI (E IL SILENZIO DELL’ITALIA)

«Siamo in strada per manifestare contro la legge sulla sicurezza nazionale. Non ci arrenderemo mai. Ora non è il momento di arrendersi», ha attaccato sui social Joshua Wong, leader dei manifestanti di Hong Kong che solo ieri ha sciolto il partito d’opposizione per protesta contro la legge-bavaglio di Pechino. «Il mondo non può chiudere gli occhi», si appellano i manifestanti guardando a quell’Occidente che solo a voci alterne è intervenuto sulla pericolosità della legge cinese. Ironia del destino, il Capo dell’Esecutivo di Hong Kong Carrie Lam ha sottolineato l’importanza dell’anniversario del ritorno alla Cina nel giorno del 23esimo anniversario del ritorno alla Cina dopo la colonia britannica affermando che la «nuova legge in vigore dalle 23 di ieri contribuirà a ripristinare la stabilità nella regione».



L’Unione Europea «ritiene essenziale che i diritti e le libertà esistenti dei residenti di Hong Kong siano pienamente tutelati e ribadisce le sue «gravi preoccupazioni per la legge sulla sicurezza nazionale», fa sapere l’Alto Rappresentante Borrell aggiungendo «grande importanza al mantenimento dell’alto grado di autonomia di Hong Kong, in linea con la Legge fondamentale e con gli impegni internazionali, nonché al rispetto di questo principio». Trump e il Regno Unito attaccano durissimo contro la legge cinese e il tentativo dittatoriale di limitare le libertà civili e pubbliche dei cittadini di Hong Kong, mentre ad esempio dal Governo italiano non giungono commenti ufficiali in merito alla situazione di tensione tra Cina e manifestanti asiatici: «Non spetta alla Ue concedere asilo, la competenza è degli Stati membri. Tuttavia l’Unione europea sarà sempre destinazione di asilo per coloro che fuggono da una dittatura, ma sono gli Stati membri che devono strutturare le procedure di asilo», ribadisce il commissario Ue responsabile per l’immigrazione, Margaritis Schinas.