Hong Kong, il Parlamento ha approvato una nuova legge, l’Articolo 23, con il quale sono condannabili e perseguibili tutte le persone o associazioni che mettano a rischio la sicurezza nazionale, e i reati considerati come tradimento, soprattutto se attraverso collusioni con forze esterne. Le pene molto severe, volute principalmente da Pechino per rafforzare il controllo sul sistema legislativo, sul Consiglio e sulle decisioni dei ministri che per la maggior parte sono pro Cina, saranno quindi riservate a chiunque venga giudicato, anche tramite pregiudizio, di aver portato avanti azioni sovversive contro il governo del popolo.



Questo praticamente è un provvedimento che rafforza la legittimazione dell’uso della repressione nei confronti di chi sarà anche solo sospettato di tradire il regime. Le pene, che per alcune tipologie di reati prevedono l’ergastolo sono state aumentate anche per altri sette casi, tra i quali anche l’incitamento all’ammutinamento di membri delle forze armate cinesi e non rivelare il tradimento di altri, quest’ultimo punibile con 14 anni di carcere.



Hong Kong, Pechino aumenta il controllo sul governo locale e sulle decisioni legislative

Hong Kong approva legge che aumenta la legittimità di repressione qualora sussista il rischio per la sicurezza nazionale o di tradimento. Al termine del voto, il commento del capo del governo locale John Lee, ha detto che si tratta di “un momento storico per Hong Kong, che
abbiamo atteso per 26 anni, otto mesi e 19 giorni“. Cioè da quando la colonia inglese tornò sotto il dominio della Cina, ma con la garanzia di dover mantenere la propria autonomia. A questo punto è evidente, come sottolinea il quotidiano Il Foglio, che le autorità cinesi stanno cercando di incrementare il controllo sui territori considerati in obbligo di sottostare alle decisioni di Pechino. Questo è testimoniato anche dal fatto che, negli anni, a Hong Kong il governo è cambiato arrivando ad una maggioranza di politici filo cinesi.



Mentre molti ex ministri che erano a favore dell’autonomia nazionale sono stati perseguiti, arrestati e costretti all’esilio, quindi quelli che sono rimasti hanno paura a prendere una posizione. Un cambiamento radicale avvenuto a partire dall’inizio della leadership di Xi Jinping, e dimostrato dalla storia dell’iter di approvazione di questo nuovo pacchetto di leggi, che nel 2003 fu bloccato dalle proteste della popolazione che scese in piazza in massa per manifestare.