Vietato a tutti i leader dei partiti cosiddetti pro-democrazia di Hong Kong di partecipare alle prossime elezioni che si dovevano tenere a settembre. Una stretta di Pechino che alla luce della nuova legge sulla sicurezza era inevitabile. Tra questi anche il leader delle proteste di piazza Joshua Wong, in tutto dodici attivisti. “Era una mossa inevitabile” ci ha detto Massimo Introvigne, studioso delle religioni, filosofo e sociologo. “Si sta passando dall’arresto di quattro minorenni per strada al prossimo arresto di tutti i leader democratici”. Per la Cina, ci ha detto ancora, “riprendersi Hong Kong è una sorta di test delle reazioni internazionali alla luce di un obbiettivo maggiore, Taiwan. Un po’ come fece Hitler prima del 1939 acquisendo di volta in volta un territorio dopo l’altro. A questo punto l’occidente si troverà come alla Conferenza di Monaco, decidere cioè se ignorare queste invasioni o reagire con la guerra”. Nel frattempo giunge la notizia che le elezioni, causa Covid, sono state rinviate: “Una mossa politica voluta da Pechino” ci dice Introvigne.
A Hong Kong la stretta di Pechino si fa sempre più forte. Però vige un trattato e non è ancora scaduto: scadrà nel 2047.
Quel trattato per la Cina è carta straccia, per Xi Jinping è solo espressione di buona volontà ma non lo riconosce come trattato internazionale. Lui considera Hong Kong solo un’altra provincia cinese, dove c’è dissenso e anche libertà religiosa; un aspetto che non va sottovalutato, e per questo preme per imporre le leggi della Cina comunista.
Vorrà dire la fine della libertà religiosa?
Da sempre i sacerdoti della Cina vanno a Hong Kong per procurarsi tutto quello che è proibito in Cina, come le Bibbie o documenti. Siccome le istituzioni religiose sono spiate, queste persone usano trovarsi a Disneyland con la scusa di portare i bambini dell’oratorio e avvengono gli scambi e gli incontri.
Parliamo delle elezioni di settembre. Tutti i leader dei partiti democratici non hanno avuto la possibilità di candidarsi. Che reazioni ci saranno?
Secondo me le elezioni di settembre non si terranno o saranno rimandate con la scusa del Covid-19 (poche ore dopo queste parole arriva la notizia ufficiale che le elezioni sono state rimandate, ndr). È una voce che gira molto. Se lo dice Trump possiamo non prenderlo sul serio, ma se lo dicono i cinesi che le elezioni non si possono fare, è da prendere sul serio. Secondo la nuova legge le elezioni sono sotto tutela e chi voglia candidarsi deve essere un amico del partito comunista cinese. Ne vedremo di peggio. Se leggiamo la stampa cinese vediamo che hanno fissato dei criteri e chi vuole candidarsi deve essere favorevole alla nuova legge sulla sicurezza.
Joshua Wong, un leader delle manifestazioni di piazza, ha detto che la loro battaglia andrà avanti sperando che il mondo possa stare dalla loro parte. Il mondo lo farà?
Credo che la resistenza per un po’ continuerà poi si passerà agli arresti non solo di quattro minorenni, ma dei leader. Cosa farà il mondo dipende dalle politiche dell’occidente, soprattutto degli Usa e dell’Europa. Al momento il paese che sembra più disposto a muoversi è il Regno Unito, ma anche lì dipenderà da questioni politiche. Certo è che nessuno farà una guerra per Hong Kong. Anche se la Gran Bretagna potrebbe fare una guerra legale sostenendo che si viola un trattato internazionale.
Cosa si potrà allora fare per aiutare Hong Kong?
Si possono fare cose come sanzioni economiche e la concessione massiccia di passaporti a chi vuole lasciare Hong Kong. Come ha già detto il Regno Unito, tre milioni di passaporti. Ma c’è un passaggio importante da sottolineare.
Ci dica.
Il significato di quanto sta accadendo è che Hong Kong è un microcosmo del macrocosmo che è Taiwan. La Cina fa un carotaggio e sonda le reazioni internazionali per vedere quali sarebbero nel caso di una invasione di Taiwan. Xi Jinping ha detto che il problema di Taiwan sarà risolto durante la sua vita. Un po’ come fece Hitler prima del 1939, un pezzettino per volta sondando le reazioni internazionali.
Allora si finì con una guerra mondiale. Adesso?
Il quadro non è allettante. O l’occidente non fa nulla, come fece con l’invasione del Tibet, e dunque adesso Hong Kong, poi Taiwan e poi le isole contese con Giappone e Filippine; oppure fa qualcosa e questo qualcosa deve essere militare. È difficile che rimanga sul piano diplomatico.
(Paolo Vites)