«Siamo 1,7 milioni in piazza per la pace e contro la dittatura», spiegano gli organizzatori della maxi marcia pacifica anti-Cina andata in scena oggi nel centralissimo Virginia Park nel centro di Hong Kong. Secondo Civil Human Rights Front, le adesioni pro-democrazia e contro la legge sulle adesioni in Cina potrebbero essere anche di più ma resta difficile calcolare la quantità di gente scesa in piazza per manifestare anche contro le violenze messe in atto dalla polizia e dalle autorità filo-cinesi delle scorse settimane. «Mostrare al mondo che la gente di Hong Kong è pacifica», così aveva detto prima della manifestazione la leader Bonnie Leung e così pare sia avvenuto dopo diverse ore sotto gli ombrelli per una pioggia incessante che non ha mai abbandonato la manifestazione. Sebbene con dati in difetto per via dei tanti cortei in giro per Hong Kong, quella di oggi p la seconda mobilitazione più grande di queste lunghe 11 settimane di proteste anti-Cina e anti-Carrie Lam: lo scorso 16 giugno l’altra manifestazione ottenne 2 milioni di persone in piazza, ma insomma quello che risulta chiaro è l’istanza di pace e cambiamento richiesto non più solo dai giovani di Hong Kong ma da una platea ben più ampia. Resta per ora una maxi protesta che non ottiene gli effetti sperati con lo “stallo” dei rapporti con la Cina che rischiano addirittura di peggiorare qualora Pechino decidesse per l’azzardata ma reale opzione militare.
NEL MIRINO LA GOVERNATRICE DI HONG KONG
Al via la marcia pacifista ad Hong Kong: nel mirino dei manifestanti la legge per l’estradizione in Cina e la governatrice Carrie Lam. Situazione di massima allerta, con le forze dell’ordine pronte a bloccare eventuali malintenzionati: nonostante l’invito degli organizzatori ad «un giorno di pace», il clima a Victoria Park potrebbe scaldarsi nel corso delle prossime ore. E non sono mancate le polemiche sui social, con i contestatori che hanno acceso i riflettori sulla posizione di Liu Yifei, attrice nata in Cina che si è schierata dalla parte della polizia dell’ex colonia britannica: l’artista, scelta come protagonista per il remake Disney di Mulan, ha sollevato un polverone sul web e sono in tanti a chiedere il boicottaggio dell’atteso lungometraggio. #BoycottMulan è entrato immediatamente tra i trend dei principali social network, ma c’è anche chi si è spinto a chiedere alle autorità Usa la revoca della cittadinanza americana. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
HONG KONG, AL VIA LA MARCIA PACIFISTA
Per l’11esimo weekend consecutivo i giovani di Hong Kong tornano in piazza per protestare tanto contro il Governatorato della città-Stato asiatica quanto contro la Cina che da qualche giorno ha avvicinato le truppe e l’arsenale militare al confine per mettere “pressione” ai manifestanti di Hong Kong affinché finiscano le loro proteste immediatamente. Sono migliaia questa mattina le persone sotto gli ombrelli ormai cari al movimento anti-regime dirette a Victoria Park, nel pieno centro di Hong Kong: la maxi marcia pacifista che comincia ad avere “emulazioni” e dediche da ogni parte del mondo è stata organizzata da Civil Human Rights Front, il gruppo delle mobilitazioni da 2 milioni di adesioni contro la legge sulle estradizioni in Cina. «Oggi è un giorno di pace, rinnovando l’invito a mostrare al mondo che la gente di Hong Kong è del tutto pacifica», spiega Bonnie Leung, tra i leader dell’iniziativa. Le richieste del movimento restano sempre le stesse: le dimissioni della Governatrice Carrie Lam, nuove elezioni democratiche a suffragio universale e una profonda indagine sui metodi brutali utilizzati dalla polizia di Hong Kong con affiliati “vicini” alla mafia cinese.
LA MAXI MARCIA CONTRO LA CINA
La stessa Leung ha spiegato che saranno le forze dell’ordine a doversi fare carico delle responsabilità in caso di scontri e caos nelle prossime ore, e visto i precedenti delle manifestazioni in Parlamento e presso l’aeroporto internazionale non è da escludersi un epilogo del genere neanche per la giornata di oggi. Ieri a Tamar Park ha manifestato invece il largo fronte pro-Cina: più di 476.000 persone (108.000 per la polizia) hanno preso parte al raduno della Safeguard Hong Kong Alliance, di fatto la “lobby” che gestisce e include i principali leader politici e finanziari della città controllata da Pechino. Il popolo (e non solo) teme una “nuova Tienanmen”, con la repressione dei carri armati cinesi che non è stata esclusa per nulla dal Governo comunista cinese: Trump e l’Onu hanno suonato l’allarme ma Xi Jinping, sebbene abbia fatto intendere che i tempi per una “nuova Tienanmen” non sono certo quelli attuali, ha fatto dire ai suoi rappresentanti che l’opzione militare «non è da scartare».
Streets of hongkong. Massive protest, peaceful so far. #Hongkongprotest @BILD pic.twitter.com/bAf796nP9K
— Paul Ronzheimer (@ronzheimer) August 18, 2019