HOPE SOLO ACCUSA DI BULLISMO MEGAN RAPINOE
Da quando la nazionale italiana non si è inginocchiata agli Europei, le polemiche sul gesto simbolico sono diventate esagerate e fastidiose comunque la si pensi. Parliamo di casa nostra, ma evidentemente tutto il mondo è Paese: anche Hope Solo, celebre ex portiere della nazionale femminile degli Stati Uniti (sempre di calcio), ha dato spazio all’argomento e lo ha fatto in maniera singolare, vale a dire accusando di “bullismo” (si potrebbe proprio dire così) l’attaccante Megan Rapinoe. Due personaggi che nel mondo del calcio a stelle e strisce sono pesi massimi, anche per la grande popolarità dello sport al femminile: la Rapinoe, famosa non solo per tingersi i capelli di fucsia, è per esempio balzata agli onori delle cronache per i suoi attacchi all’allora presidente Usa Donald Trump, in particolare dopo la vittoria del Mondiale 2019, ed è una riconosciuta paladina del movimento LGBT.
Ebbene la Solo, attraverso un podcast su Goal.com, ne ha parlato non troppo bene, sostenendo che la Rapinoe costringesse le compagne a inginocchiarsi anche utilizzando atteggiamenti intimidatori. Ora, va ricordato che lo stesso portiere (è storia di quattro anni fa) aveva accusato di sessismo Sepp Blatter, numero 1 della FIFA – ai tempi – per averle toccato il sedere; lui aveva negato e la cosa di fatto era finita lì, mentre è ancora in corso un procedimento penale per un’accusa di violenza domestica a carico della stessa Solo. Questo, comunque, fa parte del passato.
IL “BUCO DI TRAMA”
Nel presente ci sono tali dichiarazioni contro Megan Rapinoe: le due hanno giocato insieme anche a Seattle, e in nazionale hanno vinto due Olimpiadi e un Mondiale. La Rapinoe era in campo anche a Tokyo, dove gli Stati Uniti hanno vinto la medaglia di bronzo: il mancato trionfo (sconfitta in semifinale contro il Canada) non ha colto impreparato Trump che forse, nel tentativo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ha apostrofato l’attaccante come “la donna con i capelli fucsia” e le compagne di nazionale “maniache di sinistra poco attaccate alla patria”. Una faida che continuerà, con buona pace di tutti, anche se nel frattempo alla Casa Bianca si è insediato Joe Biden; tornando invece all’argomento principale, Hope Solo non è certo un personaggio troppo abbordabile e infatti la sua carriera con gli Stati Uniti è terminata in maniera forzata, a causa di una sospensione comminatale dalla federazione per aver volontariamente ritardato il rigore decisivo della Svezia (poi segnato) nei quarti delle Olimpiadi di Rio, con la scusa di doversi cambiare i guanti (e impiegandoci una vita).
Quando parla – anche in relazione al virus Zika, sempre in epoca di Giochi – non le manda a dire e così ha fatto anche questa volta, ma nelle sue dichiarazioni c’è un evidente “buco di trama”: il suo addio alla nazionale Usa risale all’agosto 2016, mentre il gesto di inginocchiarsi è stato varato da Colin Kaepernick qualche settimana dopo, ci è voluto un po’ perché fosse notato e dunque emulato, figurarsi diventare un simbolo del Black Lives Matters. Ora, la tesi de Il Giornale è che Hope Solo abbia riportato parole di altre compagne di nazionale, e in quel caso la sostanza non cambierebbe.
MEGAN RAPINOE REPLICHERÀ?
Adesso, sarebbe interessante ascoltare la replica di Megan Rapinoe: anche lei ha dimostrato nel tempo di essere un personaggio forte, naturalmente in mancanza di conferme non possiamo schierarci da una parte o dall’altra e non ci spingeremo certo a dire che Hope Solo abbia detto la verità senza mezze misure, ma possiamo anche aggiungere che una Rapinoe che “incita” le compagne a inginocchiarsi e manifestare simbolicamente a favore della causa ce la immaginiamo abbastanza, questo ovviamente al netto delle possibili intimidazioni di cui l’ex portiere parla. Sia come sia, l’argomento è ancora di piena attualità: in Italia (generalizzando) siamo quasi riusciti a distogliere l’attenzione da una nazionale che stava vincendo gli Europei (e che poi li ha vinti) facendo le pulci al singolo giocatore inginocchiato o meno, alle parole di Matteo Pessina e alla conferenza stampa di Giorgio Chiellini sul tema. Evidentemente negli Stati Uniti succede la stessa cosa: nemmeno un bronzo Olimpico (comunque non troppo brillante per quelle che erano le aspettative) è riuscito a mettere tutti d’accordo.