Horacio Pagani è uno dei protagonisti di Che ci faccio qui, il programma di interviste condotto da Domenico Iannacone in seconda serata su Rai3. L’imprenditore argentino, proprietario della Pagani automobili, è pronto a raccontare la sua vita: dai primi anni in Argentina fino al grande successo. Horacio da bambino sognava in grande: il suo sogno era quello di realizzare la macchina dei suoi sogni e possiamo dire che a volte i sono diventano realtà. Domenico Iannacone ha incontrato l’imprenditore argentino nello stabilimento ultra tecnologico di San Cesario sul Panaro dove artigiani assemblano a mano gli oltre 3mila pezzi che compongono ognuna delle automobili uniche al mondo. Creativo e coraggioso, Horacio è la prova che i sogni son desideri realizzabili. “Leonardo da Vinci diceva che il tempo è la cosa che corre più in fretta” racconta Pagani intento a prepara il prossimo progetto.



Horacio Pagani: i miei sogni a quattro ruote

“Questo ragazzino, all’età di 12 anni disegnava e costruiva dei modellini autonomamente in legno di balsa, con l’aiuto di materiali di fortuna, come lattine di Nesquik, cartone, ecc..” racconta Horacio Pagani a Sicurauto.it. Sin da piccolo preparava dei modelli di automobili che mostrava ai suoi amici in una stanza chiamata officina, in realtà altro non era che la camera dove la madre stirava. Al 1966-967 risale la prima creazione di un bambino che sin da piccolo sognava a quattro ruote: “Io devo andare a Modena per ideare e costruire le mie macchine”. Nulla è impossibile come testimonia Horacio: “racconto questo perché spesso noi pensiamo che sia difficile raggiungere certi traguardi. Indubbiamente non è facile, però credo che il fatto di poter contare in qualcosa, di poter lavorare seriamente, di studiare e darsi da fare, ti permette prima o poi di avere un risultato tangibile”. A 19 anni apre la prima attività: “una piccola officina-atelier a Casilda, la mia città natale. Facevo i lavori che si potevano fare in Argentina, come camper, roulotte”. A 21 anni poi la prima creazione: “una macchina da corsa, completamente da zero, meno il motore. Si trattava di una Formula 3, per il team ufficiale dell’Argentina”. Una creazione che gli ha permesso di conoscere l’ex pilota Juan Manuel Fangio, a cui confida il sogno di voler andare a lavorare in Italia.



Horacio Pagani: l’arrivo in Italia

“Sono arrivato in Italia nel 1982, con cinque lettere di presentazione scritte dal pugno di Fangio. I destinatari erano Enzo Ferrari, Giulio Alfieri di Lamborghini (ex dirigente di Maserati), l’Alfa Romeo, la Osella e la De Tommaso” ricorda Horacio Pagani. A chiamarlo fu proprio Giulio Alfieri, allora responsabile tecnico e amministratore delegato della: “Nuova Automobili Ferruccio Lamborghini” che lo contatta per un incontro. Per Horacio comincia il grande salto: “inizio a lavorare sotto la sua ala protettiva, in Lamborghini”. L’esperienza in Lamborghini però non rappresenta un punto di arrivo per Horacio: “il mio sogno restava quello di fare prima o poi la mia automobile, che doveva filosoficamente essere Fangio a forma di macchina”. Comincia così l’ascesa nel mondo delle quattro ruote di un genio indiscusso.

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