A pochi giorni dall’uscita del suo nuovo libro “Qualche mese nella mia vita“, Michel Houellebecq rivede le sue posizioni sull’Islam e parla della battaglia legale con Stefan Ruitenbeek, leader del collettivo artistico olandese Kirac che ha coinvolto lo scrittore e la moglie in un film porno per il quale non avrebbe mai dato il suo consenso. Temi che attraverso anche le 105 pagine del libro in cui ricostruisce quanto vissuto dall’ottobre 2022 al marzo 2023. «Non volevo offendere i musulmani, ma mettere in guardia contro il pericolo che una piccola minoranza di loro, gli islamisti jihadisti, potessero provocare una reazione violenta, attentati in stile Bataclan al contrario, che davvero non mi auguro, portando la Francia alla guerra civile», dichiara nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Lo scrittore francese riconosce di aver cambiato idea sui musulmani in generale: «Diciamo che ho preso coscienza che certe cose sono dettagli. Non me ne importa nulla che le donne indossino il burkini in spiaggia, o che ci siano le macellerie halal, basta con questa ossessione dell’assimilazione forzata».
Ancor più nettamente Houellebecq prende le distanze dalla destra: «Non sono più d’accordo con certe idee dei miei amici di destra». Per lo scrittore, la prova che non ci sia un rischio assimilazione arriva dai cinesi. «Nelle banlieue il problema è la delinquenza, non l’Islam. Resta il pericolo che una piccola minoranza provochi una guerra civile. In passato è già successo, con le rivoluzioni francese e russa». Scontri invece ci sono stati in Francia sulla riforma delle pensioni, ma lo scrittore non comprende le ragioni dietro le manifestazioni: «È una protesta più ampia contro la società. Tendo a interpretarla come una manifestazione del desiderio di suicidio occidentale».
HOUELLEBECQ E IL SOSTEGNO DI DEPARDIEU
A Michel Houellebecq non fa paura neppure l’intelligenza artificiale, infatti non condivide gli allarmismi, ma anzi è affascinato dall’idea di cosa si possa fare grazie ad essa. Tornando al suo libro, lo scrittore francese al Corriere della Sera affronta anche la questione del film porno di Kirac, a cui non voleva partecipare, pur non avendo nulla contro la pornografia. «Io e mia moglie abbiamo girato alcune scene con Jini van Rooijen, la ragazza amica dello Scarafaggio. Erano destinate al suo account Onlyfans, che credevo fosse una cosa privata. Quando ho capito che era pubblico e a pagamento, ho negato l’assenso». Quella scena è finita nel film porno che il collettivo Kirac vuole diffondere online e al cinema. A tal proposito, Houellebecq sostiene di essere stato ingannato: «Lo Scarafaggio (..) in albergo mi ha fatto firmare in fretta e furia una specie di liberatoria. Ho scoperto solo in seguito, con stupore, che era retroattiva, e comprendeva quindi una scena privata girata a Parigi». Ora lo scrittore prova vergogna per essersi fidato della gente sbagliata. «Sono persone malvagie, che agiscono per soldi e per pubblicità. Il problema non è la pornografia ma l’inganno. Mi vergogno di essermi lasciato coinvolgere da questi personaggi».
Lasciar perdere e non dare risalto a questa vicenda non è mai rientrato nei piani di Houellebecq, anche se glielo suggeriscono molti amici. «Credo di avere fatto bene a reagire, anche con questo libro. Non è vero che una notizia scaccia la notizia precedente. (..) È stato il mio amico Gérard Depardieu a consigliarmi di battermi, fino in fondo, perché non sono famoso come lui ma comunque abbastanza da dovermi difendere». A proposito dell’attore, accusato di aggressioni sessuali, lo scrittore precisa: «Lui si proclama innocente e io gli credo. Un seduttore non può essere un violentatore. E Depardieu punta tutto sulla seduzione». La causa contro Kirac, comunque, starebbe andando meglio del previsto a detta di Houellebecq: «Un giudice olandese mi ha riconosciuto il diritto di visionare il film quattro settimane prima della diffusione, e oppormi alla distribuzione se non mi piace. Ma potrebbe bastarmi una scritta iniziale, nella quale comunico che mi dissocio dal film e chiedo ai miei lettori di non guardarlo».