Un agente speciale dell’Agenzia governativa Usa che si occupa della riscossione delle tasse potrebbe testimoniare davanti al Congresso per denunciare interferenze politiche nell’indagine penale su Hunter Biden per sospetti reati fiscali. Nello specifico, riguarda gli interessi commerciali all’estero del figlio 53enne del presidente Usa. Tra il 2014 e il 2019 Hunter Biden è stato membro del consiglio di amministrazione di Burisma, una società ucraina di gas, per la quale veniva pagato circa 50mila dollari al mese che ha anche interessi commerciali in Cina. L’avvocato Mark Lytle, legale di questo agente anonimo dell’Agenzia delle Entrate americana, stando a quanto rivelato dal Wall Street Journal, ha inviato una lettera ad alcuni leader di Camera e Senato, scrivendo che il suo assistito ha supervisionato dall’inizio del 2020 «le indagini delicate in corso su un soggetto controverso e di alto profilo» e ha prove che contraddicono la testimonianza giurata di un «alto responsabile politico» dell’inchiesta.



L’agente, quindi, «nonostante i seri rischi di ritorsione», si offre «di fornire le informazioni necessarie per esercitare la vostra funzione di supervisione costituzionale». Il nome del figlio del presidente Usa Joe Biden non viene fatto esplicitamente nella missiva, ma Abc ha spiegato che ai parlamentari è stato confermato che il caso su cui questo agente vuole riferire è proprio quello di Hunter Biden, la cui indagine è stata aperta dalla procura federale del Delaware nel 2018 ed è attualmente in corso. Nella lettera si sostiene che le rivelazioni dell’agente «contraddicono la testimonianza giurata al Congresso di un alto incaricato politico» e riportano «esempi di trattamento preferenziale e di politica che inquinano impropriamente decisioni e protocolli che normalmente sarebbero seguiti da professionisti delle forze dell’ordine in circostanze simili, se l’argomento non fosse politicamente sensibile».



“HUNTER BIDEN? TRATTAMENTO PREFERENZIALE…”

L’agente speciale dell’Internal Revenue Service (IRS) ritiene che l’indagine penale in corso su Hunter Biden abbia subito ingerenze politiche a favore del figlio del presidente Usa. «Non si è riusciti a mitigare i chiari conflitti di interesse nella risoluzione finale del caso». Afferma poi di essere in possesso di prove del «trattamento preferenziale che infetta in maniera impropria le decisioni e i protocolli che normalmente verrebbero seguiti dalle forze dell’ordine di carriera se il soggetto non fosse politicamente legato». Secondo Cbs, l’alto incaricato politico che verrebbe smentito sarebbe molto probabilmente il procuratore generale degli Usa, Merrick Garland, che a marzo aveva dichiarazione in un’audizione al Senato che l’inchiesta su Hunter Biden stesse godendo di totale autonomia. I legali del figlio di Biden hanno preferito trincerarsi dietro una coltre di silenzio da quando è uscita tale notizia. Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, interpellata sulla questione dalla Cnn, ha replicato con un no comment. Ha parlato invece il repubblicano James Comer, presidente della commissione Sorveglianza della Camera, secondo cui «è profondamente preoccupante che l’amministrazione Biden possa ostacolare la giustizia bloccando gli sforzi per accusare Hunter Biden di violazioni fiscali».

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