Che il rubare, nel tempo, sia stato relegato alla semplice materia, non può che far aumentare l’autostima del padre della ruberia: Satàn. All’inizio, invece, il settimo comando che Dio ordina a Mosè sul Sinai – “Non ruberai” (cfr Es 20) – è un divieto che si riferisce ai sequestri, al divieto di impadronirsi dell’uomo. Basterebbe rileggere le pagine di certe dittature per capire la chirurgicità della parola divina: lì, certe volte cancellando un’intera generazione, si è operato un furto emotivo, intellettuale, anche storico. Le dittature, ancor oggi, rimangono le prime destinatarie di questo settimo comando. Rimane un fatto che, spesso, è cagione di sfiducia nell’onestà, quello che raccontava Catone: “I ladri di beni privati passano la vita in carcere e catene, i ladri di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori”. Ne consegue che un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori non è vittima del furto ma diviene complice di un furto.
Che poi, a ben pensarci, non serve granché per stare dalla parte del ladro. Basta poco, s’inizia sempre dalle piccole attenzioni: si ruba uno sguardo, si ruba un pezzetto di conversazione, si rubano frammenti di tempo a qualcuno. Siamo un po’ tutti dei ladri: “involontari” diciamo noi, ma non troppo, forse.
“Rassegniamoci, gente – potrebbe dire qualcuno –: questo è l’andazzo, nessuno riuscirà a cambiarlo”. Niente di peggio della rassegnazione quando si deve andare in guerra a fare la guerra alla guerra. È la storia, che sta sotto gli occhi di tutti, a parlare a nome della speranza: “In questo mondo di ladri c’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai” canta Venditti. È la storia, a metà tra l’irrealtà e il fasto, di Grazia e Daniela: la prima storia della quarta puntata de I 10+2 comandamenti intitolata La menzogna e ambientata in Calabria (in onda stasera, RaiUno, 23.05).
Qui, da tempo, è in atto un furto della speranza. Qui ci sono dei ladri che non vengono puniti ma rubano la cosa più importante ch’è il tempo. Rubando il tempo futuro, poi, costringono la gente a vivere dentro un eterno presente d’incertezza. Corigliano-Rossano è la Città del Codex: pagine antichissime, celate per secoli, sono diventate il tesoro prezioso attorno al quale una cooperativa di donne ha riorganizzato la loro speranza. Oggi sono delle guide turistiche che, grazie alla curiosità nata attorno al Codex, fanno conoscere la bellezza recondita della loro città. In un mondo di ladri legalizzati, un gruppo di amiche (legalizzate) non si arrendono ancora.
Bugie, ruberie, che diventan testimonianza eterna di parole false. Promesse false: “Finché il mondo durerà, vi saranno sempre uomini che, con coscienza tranquilla o turbata, costruiranno per il prossimo menzogne. Questi uomini sono sempre stati e sempre saranno i padroni dell’umanità” scriveva Lev Sestov. A Eranova – città che, oggi, esiste solo nella memoria di chi, quella volta, è stato deportato – la menzogna sembrava una forma di cortesia. Promettendo che nel posto dove sarebbero state abbattute le case si sarebbe costruito il quinto polo siderurgico italiano (mai costruito), la promessa era appetibile: “Più reddito, più posti di lavoro, più occasioni. Migliore tenore di vita!”. Poi, cancellato il paese, le promesse si sono mostrate per quello che erano: false parole.
Carmine Abate è uno scrittore seguitissimo: la sua penna è un bisturi che denuncia sotto la forma del romanzo il crimine che rovina la Calabria. Anche il contrario: celebra quella bellezza calabra – fatta di suoni, profumi, tradizioni, (con)fusioni – che rende la Calabria un miscuglio di contrasti. Il suo romanzo Un paese felice (Mondadori) è l’epopea di Eranova. È il dramma di una fetta di Italia che, a forza di vedersi raccontare balle vestite da pepite, non è più preoccupata dal fatto di esser stata mentita ma dall’impossibilità di fidarsi ancora delle parole. Ecco l’inquietudine di Dio dove nasce: “Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo“.
La verità fa male per poco, una bugia fa male per sempre. Attenzione, però: quando il popolo chiede l’impossibile, solo i bugiardi potranno soddisfarlo.
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