I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà (2024), che viene proposto oggi dal Meeting di Rimini (Corte degli Agostiniani, ore 21:00), è un film strepitoso e, per ciò che tratta, chiaramente drammatico.

Gaza City 2003, durante la seconda Intifada, l’undicenne palestinese Mahmud vive con la giovane madre Farah, il padre è morto da martire, le bombe cadono sulla città e con i suoi coetanei gioca alla guerra tra palestinesi contro israeliani con mitra di legno.



Domanda: come crescono perciò questi ragazzini? Odiano gli ebrei.

Mahmud ha un sogno, gli piace il surf e con la sua tavola sgangherata va sulla spiaggia di Gaza. Lì vede un ragazzino che prova a surfare, lo chiama ma questi scappa. È Alon, un ebreo che vive in un piccolo insediamento fuori Gaza con il padre e la madre. Si incontreranno ancora e conosceranno sulla spiaggia uno straniero biondo. È Dan, un ex campione di surf che ha abbandonato l’attività sportiva per un infortunio e gli chiedono di insegnar loro a cavalcare le onde. Ma Dan inizialmente rifiuta.



Dentro tutto questo c’è la visita di Mahmud ai tunnel di Gaza, l’incontro con un capo di Hamas che lo vuole incoraggiare a essere un martire, un ragazzino amico che accetta questo, i missili israeliani che devastano e uccidono, l’odio verso gli ebrei di tutti i suoi coetanei.

Questa è la realtà de I bambini di Gaza e il sottotitolo Sulle onde de la libertà è il sogno di una vita diversa di Mahmud e Alon che iniziano a conoscersi, ma le opposte idee e le rispettive educazioni li tengono comunque a distanza.

Alon chiede al padre quando cambierà la situazione di guerra che vivono e lui risponde: Un giorno dovremo accettare due opzioni di futuro, una in cui non ci sono più loro o una in cui non ci siamo più noi. E alla successiva domanda del figlio che chiede se c’è una terza opzione, il padre risponde negativamente.



I due ragazzini un giorno si menano per questa contrapposizione, Dan li divide e quando Mahmud scopre che l’ex surfista è dipendente da antidolorifici, con pillole identiche a quelle che ingoiano molti palestinesi per darsi forza negli attentati, gli rinfaccia che potrebbe andarsene da Gaza e che in fondo è un perdente.

Dan butta via le “bombe”, si reca a casa del ragazzo e gli racconta che è a Gaza per ritirare le ceneri della sorella, medico volontario in città, uccisa da bombe israeliane, il dolore che lo attanaglia è disperazione. Inoltre, gli spiega che lui è ebreo da parte di madre. Sentito questo, però, Mahmud lo caccia.

Mahmud incontra il ragazzino amico circuìto da Hamas che si immola per la causa palestinese facendosi uccidere davanti a lui e, come se fosse una cosa normale, vuol andare a giocare a flipper con Dan che l’apostrofa: Ma dopo tutto questo pensi solo ad andare a dimenticare giocando a flipper?

L’elaborazione in lui avviene e quando i suoi amichetti (che lo evitavano perché surfava con un ebreo) per metterlo alla prova lo portano davanti a Alon perché lui lo picchi, Mahmud invece lo difende. Un’amicizia che va aldilà delle barriere del conflitto storico dei due popoli.

Dopo qualche giorno Mahmud e Alon tornano in spiaggia da Dan. E trovano delle belle tavole che lui ha costruito per loro con un messaggio in cui li ringrazia per la forza di ricominciare che gli hanno dato.

Non è un film sentimentale, anzi, e soprattutto non si schiera, vede la situazione reale (le bombe israeliane e l’ideologia assassina di Hamas) attraverso gli occhi di due undicenni, desiderosi che la vita si compia in un bene. Un segnale di speranza che risveglia il cuore di Dan. Una speranza di pace che vale per i due ragazzi. Una pace per cui in pochi lavorano oggi.

Un esempio reale è quello dell’ebreo Rami Elhanan e del palestinese Bassam Aramin. Al primo Hamas ha ucciso una figlia in un attentato, al secondo l’esercito israeliano ha ammazzato la figlia. Il dolore ha fatto incontrare i due genitori aderendo all’associazione no-profit Parents Circle – Familes Forum, son diventati amici e guardano al dramma che hanno vissuto e che si continua a vivere in Israele non con odio e vendetta, il dolore non li ha resi nemici ma fratelli. La loro storia ha dato vita a un romanzo-saggio di Colum McCann, Apeirogon (Feltrinelli, 2022). Un lumicino di speranza che sarà vivo in un incontro al Meeting di Rimini (oggi alle 15:00, Auditorium isybank D3).

Il film è liberamente tratto dal libro di Nicoletta Bortolotti Sulle ali della libertà (2013, Mondadori), ha avuto una gestazione lunga ed è stato terminato prima dei fatti del 7 ottobre, ma nelle sale è arrivato a marzo di quest’anno.

Bravo il regista Loris Lai alla sua prima prova, così com’è buona la fotografia, le musiche sono poi di Nicola Piovani. Il film chiaramente non è stato girato a Gaza, ma a Tunisi.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI