Ieri mattina i principali organi di informazione finanziaria globale, da Bloomberg al Financial Times, hanno ripreso il comunicato stampa del Governo di Pechino con cui si incoraggiano i cittadini a fare scorte di beni essenziali; il Governo ha anche chiesto alle autorità locali che le forniture di alimentari durante l’inverno rimangano adeguate. La mossa è stata messa in relazione a un possibile peggioramento dei contagi, al rischio di un inverno particolarmente freddo e persino alle crescenti tensioni con Taiwan. Il Governo cinese, ricordiamo, ha emesso un comunicato del tutto simile alla fine di settembre con raccomandazioni pressoché identiche.
Durante la giornata i media di Stato cinesi hanno declinato il comunicato del Governo spiegando che i cittadini non dovrebbero preoccuparsi eccessivamente e che la raccomandazione è da leggere “solo” come precauzione in vista di un possibile peggioramento dei contagi. Eppure l’indicazione era già stata data negli stessi toni un mese fa e, per ora, la situazione pandemica rimane sotto controllo. Quello che invece non sta rimanendo sotto controllo sono i prezzi degli alimentari e dei fertilizzanti che spingono gli agricoltori, per esempio in Francia, a cambiare coltivazioni privilegiano prodotti a bassa intensità di fertilizzanti.
Le catene di fornitura globale non si stanno aggiustando; l’attività a singhiozzo in Cina allunga i tempi di consegna di molte forniture e di componenti e i costi per le aziende esplodono. Per esempio, il numero di containers cinesi che escono dai porti della California continuano a scendere. I giorni che occorrono per consegnare le forniture in Cina stanno salendo. Significa che la pressione sulle catene di fornitura sta aumentando e con essa la possibilità che manchi qualche componente e si fermi questa o quella produzione.
I rapporti tra “Occidente”, Russia e Cina peggiorano e i riflessi sulle relazioni commerciali sono inevitabili e vanno avanti da mesi. Non è detto che si verifichino gli scenari peggiori, ma i rischi in un mondo pensato e costruito su catene di fornitura lunghe, magazzini al minimo e impianti localizzati in Cina esistono. In molti, per esempio l’Europa, da molto tempo hanno smesso di preoccuparsi di avere forniture di idrocarburi affidabili convinti che considerazioni “geo-politiche” non avrebbero messo in discussione le decisioni dei Paesi produttori. Ancora ieri si osservava con preoccupazione l’andamento delle consegne di gas russe.
L’andamento dei contagi è solo una delle preoccupazioni che potrebbe giustificare il nuovo consiglio dato ai propri cittadini dal Governo di Pechino. Sono consigli che non vengono dati alla leggera perché le reazioni preoccupate, che poi devono essere gestite dagli organi di informazione statali, sono ovviamente inevitabili. L’esplosione dei prezzi degli alimentari che in parte osserviamo e in parte vediamo ormai arrivare con i rialzi dei fertilizzanti e le catene di fornitura globale sotto stress crescente sono altre due possibili buone ragioni. È stato Bloomberg a mettere per iscritto l’eventualità di tensioni con Taiwan come possibile spiegazione delle raccomandazioni cinesi. È un’ipotesi che ci consiglia di leggere quanto sta succedendo non solo attraverso le lenti della pandemia, ma anche con quelle delle tensioni geopolitiche che si scaricano sulle forniture di componenti e di idrocarburi.
Possiamo fare solo ipotesi e trovare conferme o smentite nella realtà che si evolve. Gli indizi negli ultimi mesi sono stati tanti e sono tutti concordi. Qualsiasi cosa stia succedendo i timori sulle forniture e sui prezzi per ora non stanno scemando.
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