La pace in cambio del 20 per cento del territorio ucraino. Sarebbe questa l’offerta di Biden a Putin per mettere fine alla guerra. Una proposta che cambierebbe radicalmente lo scenario del conflitto, fornendo qualche speranza concreta per la fine dei combattimenti. Ma sarebbero allo studio anche nuovi equilibri per il dopoguerra, per preservare gli interessi economici dell’Ucraina e dell’Occidente.
I russi, in questo modo, otterrebbero quello che volevano, gli occidentali eviterebbero un’escalation che impegnerebbe la Nato nella terza guerra mondiale e terrebbero conto, appunto, anche dei loro interessi economici. Il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di Vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, dalla Somalia al Kosovo, spiega quali potrebbero essere le ragioni di questa scelta se lo scenario prefigurato sulla stampa americana (Washington Post e Newsweek) dovesse avverarsi.
Generale, sulla stampa Usa si parla di un’ipotesi per il dopoguerra in Ucraina: ci sarebbe un piano per offrire il 20 per cento del territorio ai russi. Un’ipotesi praticabile?
Negli Stati Uniti ci sono due linee di pensiero. C’è una linea aperturista che vorrebbe trovare una soluzione negoziale che metta fine a questa situazione, e che fa capo essenzialmente ai militari, al Pentagono e credo anche alla Cia. Invece l’altra linea è quella della Casa Bianca, di Blinken stesso, che sarebbe più propenso a continuare come ora. Resta, comunque, una considerazione molto chiara: è Washington che decide quanto territorio ucraino lasciare alla Russia e come arrivare a un negoziato.
Lo scenario è un accordo Usa-Russia che escluda Zelensky?
Sì. Sul fatto che sia una guerra per procura ormai credo siano in pochi ad avere dei dubbi. Zelensky già all’inizio aveva provato a negoziare con la Russia, In Bielorussia e in Turchia. È stato fermato dagli statunitensi, da Biden. Non è Zelensky che può decidere se continuare o finire la guerra: senza gli aiuti degli americani e degli occidentali non sarebbe in condizione di continuare. Chi è in grado di agire sul rubinetto di questa guerra è l’Occidente, gli Stati Uniti in particolare, che sono quelli che dettano la politica alla quale si attengono un po’ tutti, sia la Nato, sia l’Unione Europea.
In questa ipotesi si parla di un quinto del territorio e di una zona demilitarizzata tra i due Paesi. Perché queste concessioni?
Il 20 per cento del territorio è quello che è stato occupato dai russi, quindi gli Oblast di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. E la Crimea. Gli americani sanno che i russi non possono rinunciare alla Crimea perché vorrebbe dire rinunciare a essere presenti nel Mediterraneo, che è un mare centrale negli equilibri internazionali.
Ma Biden cosa porta a casa con questo accordo? Cede alla Russia?
Se non scoppia una guerra che mette tutta la Nato contro la Russia non c’è ombra di dubbio che vince la Russia. L’Ucraina, per quanto possa essere rifornita di armi, se non ci sono i soldati, i comandi della Nato, insomma la Nato in prima persona, non ha forze, non ha il personale per poter vincere.
Vuol dire che a questo punto si sono resi conto che è troppo rischioso andare avanti?
Intervenire con la Nato vorrebbe dire aprirsi a una escalation incontrollabile. Questa proposta uscita sulla stampa mi sentirei di dire che apre uno spiraglio per un possibile negoziato. C’è anche da dire che finora non mi pare che spiragli veri ci siano stati. Zelensky continua a chiedere armi sempre più sofisticate. Ha chiesto i carri, poi gli F16, anche un sommergibile, artiglierie. Evidentemente avanza richieste perché sa che dall’altra parte c’è qualcuno che gli può dare qualcosa.
Una parte dell’Occidente che sarebbe disposta a fargli da sponda?
La sponda è la linea di pensiero oltranzista di cui parlavo prima, di chi vede questa situazione come un momento irripetibile per indebolire un nemico storico, una potenza continentale e spinge per battere il ferro finché è caldo. I tecnici invece dicono: “Guardate che così va a finire che il ferro ci scoppia in mano”.
Se gli americani vanno da Zelensky e gli dicono che l’accordo è questo, lui sarà costretto ad accettarlo?
Zelensky nel momento in cui non gli danno più le armi ha finito. Non si tratta di accettarlo o meno, non ha la forza per fare diversamente. Gli ucraini si sono battuti molto bene, però hanno avuto delle perdite enormi. Nessuno parla mai di questo, ma hanno avuto delle perdite molto importanti.
E i russi un accordo del genere potrebbero anche accettarlo?
Credo che l’interesse della Russia fosse dall’inizio quello di arrivare a un negoziato. Quando ha visto che non poteva ottenere quel colpo di Stato cui puntava con la prima dimostrazione di forza, per rimettere al potere una dirigenza filorussa, l’interesse era di arrivare a un negoziato per ottenere i risultati prefissati: la Crimea, le due repubbliche del Donbass e l’Ucraina neutrale. Tanto è vero che Zelensky stesso all’inizio aveva detto: “Noi non potremo mai entrare nella Nato”.
Da allora però sono cambiate molte cose.
Dopo tutto quello che è successo, dopo la polarizzazione che c’è stata, la guerra retorica da parte dell’Occidente, in Russia c’è un partito che vuole continuare la guerra fino alle estreme conseguenze. E anche Putin è in difficoltà con costoro: c’è un 20 per cento dell’opinione pubblica, secondo un sondaggio di un paio di mesi fa, che vorrebbe un’azione ancora più forte, ancora più energica. Ma tutto ciò significherebbe una guerra totale che la Russia non vuole. Putin deve tenere conto anche di questo.
E Biden perché sarebbe arrivato alla conclusione di dove cedere un quinto del territorio? Per evitare il rischio di un conflitto sempre più duro? La stampa americana parla anche di un piano di Blinken che prefigura nuovi equilibri anche per salvare porti e agricoltura.
La Monsanto Bayer ha acquistato i diritti sulle coltivazioni e sullo sfruttamento dell’agricoltura in Ucraina. Quindi è importante avere la disponibilità di Odessa. Se l’Ucraina non avesse la possibilità di usare il porto di Odessa sarebbe un problema anche per altri.
C’è il rischio della terza guerra mondiale, quindi, ma anche interessi economici da salvaguardare?
In Ucraina ci sono degli interessi che non sono solo ucraini.
(Paolo Rossetti)
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