Le previsioni economiche della Commissione europea e il Rapporto annuale dell’Istat diffusi la scorsa settimana contengono dati positivi per l’Italia. Tuttavia, la necessità di varare il Decreto Superbonus testimonia le difficoltà per i conti pubblici del nostro Paese. Come evidenzia l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, «anche il Rapporto Istat segnala che sul fronte del deficit e del debito pubblico in rapporto al Pil siamo in una condizione peggiore rispetto alla media europea e, soprattutto, ai principali partner dell’Ue. Tutto questo, alla luce del percorso di aggiustamento previsto dal nuovo Patto di stabilità, fa sì che la situazione di finanza pubblica sia come minimo da tenere sotto stretta osservazione».
In effetti è quello che sembra aver dimostrato di voler fare Giorgetti, a costo anche di scontrarsi con Tajani e Forza Italia.
Giorgetti è stato sempre percepito e vissuto come un ministro dialogante, non incline agli strappi, ed è quindi ancora più significativo che, tra l’altro con le europee alle porte, abbia deciso di puntare i piedi sulla questione del Superbonus. Purtroppo la contabilità su questa misura ha dato continue sorprese negative e c’era, quindi, il rischio di veder compromesso qualsiasi margine di politica economica per l’anno prossimo e per quelli successivi.
Questa presa di posizione così forte può essere una carta da giocarsi poi in Europa al momento delle trattative sul percorso di rientro dei conti pubblici?
Aver avuto la mano ferma in un momento complicato come quello della campagna elettorale per le europee ha dato dimostrazione che l’Italia al momento opportuno sa reagire, anche a costo di doversi in qualche modo sobbarcare una polemica interna alla maggioranza non irrilevante. Penso che questo possa rappresentare un credito spendibile rispetto al momento in cui si dovrà ridiscutere in Europa il percorso di rientro dei conti pubblici.
Non c’è solo il risvolto politico, con la loro scelta il Mef e palazzo Chigi corrono il rischio di “inimicarsi” parte del mondo imprenditoriale e bancario che non ha digerito la scelta sul Superbonus…
In realtà, le imprese subiranno danni più limitati rispetto a quelli inizialmente ipotizzati. Per le banche, invece, è arrivata una doccia più fredda. Anche se non va dimenticato che lo scorso agosto Giorgetti aveva dovuto subire la scelta di palazzo Chigi relativa alla tassa sugli extraprofitti di cui non era molto convinto e da cui alla fine non sono pervenuti introiti. Non si può quindi accusare il ministro dell’Economia di avercela con le banche.
Torniamo ai conti pubblici dell’Italia. Il commissario Gentiloni ha detto che il mese prossimo verrà aperta la procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese, ma potrebbe essere poi la nuova Commissione europea a prendere decisioni sul suo avanzamento.
Tutto porta a pensare che sarà la prossima Commissione a gestire questa pratica. Certo, bisognerà capire anche le tempistiche e per questo bisognerà inevitabilmente leggere prima i risultati delle elezioni. Se l’alleanza tra socialisti, popolari e liberali otterrà la maggioranza, la partita sarà più semplice. Viceversa, se quest’asse tripolare fosse in difficoltà, allora sarà più complicato formare la Commissione, ci vorrà più tempo.
Dopo le europee la “linea Giorgetti” potrà tenere anche se dovesse cambiare il ministro dell’Economia?
Finora il bilancio per lui in via XX settembre è positivo e non credo sarebbe semplice trovare un nuovo ministro dell’Economia che dovrà comunque affrontare un percorso in salita per i conti pubblici. Sarebbe meglio evitare un cambio in corsa, anche se probabilmente Giorgetti avrebbe vita più facile a fare il Commissario europeo piuttosto che il ministro dell’Economia.
Quale sarà, a suo avviso, la prossima tappa critica sul fronte economico per il Governo dopo questa vicenda del Superbonus?
Non trascurerei la data del 31 maggio, quando è attesa la decisione di Moody’s sul nostro debito sovrano: è vero che con tutta probabilità lascerà invariato il rating, ma sarà importante leggere il suo giudizio, che sarà di fatto il primo dopo questa forte stretta sul Superbonus riguardo la situazione dei conti pubblici italiani. C’è da sperare che sia positivo e che non vengano evidenziate possibili difficoltà nel confronto che si aprirà con la Commissione europea sul percorso di miglioramento dei conti pubblici, così da non impensierire i mercati. Al di là delle vicende economiche, non dimentichiamo comunque in queste settimane pre-elettorali la questione della decretazione d’urgenza, dove si registra un confronto, pur sotto traccia, tra palazzo Chigi e Quirinale.
Una manovra correttiva sembra in ogni caso scongiurata…
Con la scelta operata sul Superbonus dovrebbero essere terminate la brutte sorprese sui conti pubblici. Tamponata quella falla non credo che da qui a settembre ci sarà la necessità di una manovra correttiva.
(Lorenzo Torrisi)
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