Conte ha deciso di affrontare in aula, con un voto di fiducia, il nodo del chiarimento politico necessario alla maggioranza. Proprio come nel settembre 2019: allora c’era Matteo Salvini, stavolta al suo posto ci saranno Renzi e i renziani di Italia viva. Ma stavolta per rimanere a Palazzo Chigi il capo del governo dovrà ricorrere al sostegno dei responsabili. Ieri Conte ne ha discusso con il presidente della Repubblica quando è salito al Quirinale per formalizzare le dimissioni di Teresa Bellanova, ricevendo un sostanziale via libera.
Il reclutamento dei responsabili – ora ribattezzati “costruttori” – è già cominciato e vede impegnato non solo Conte ma anche il Pd, che ha scelto di sostenere Conte abbandonando ogni ambiguità.
L’azzardo di Renzi gli è costato caro, dice Fabrizio d’Esposito, notista politico del Fatto Quotidiano. “Non ci sono più logiche politiche, conta arrivare al semestre bianco; varcata quella soglia, la fine della legislatura è a portata di mano”.
Il fatto saliente della giornata di ieri?
Cont è andato da Mattarella a dirgli che intende parlamentarizzare la crisi. E Mattarella gli ha dato il via libera.
Perché il capo dello Stato ha firmato il decreto di dimissioni di un ministro dando la delega ad un capo di governo di fatto sfiduciato?
La crisi si è aperta non perché due ministre si sono dimesse, ma perché Italia viva ha ritirato l’appoggio. Il fatto politico nuovo che ha cambiato il quadro è intervenuto tra mercoledì e ieri.
Ti riferisci alla conferenza stampa di Renzi?
Al fatto che Renzi abbia mandato all’aria tutto nonostante l’apertura di Conte, arrivata grazie ai suggerimenti di Mattarella e alla mediazione del Pd dopo l’ultimatum di martedì (“Se Renzi apre la crisi, impossibile un nuovo governo con Italia viva”, ndr).
Ha scaricato Conte con parole durissime.
Renzi si è lasciato prendere la mano dalla sua mania di strafare. Poteva ottenere un rimpasto, un ministero in più, e invece ha preferito rompere.
A quel punto?
Il Pd si è arrabbiato moltissimo. Avevano indotto Conte a mediare e si erano esposti anche con Mattarella. E infatti oggi (ieri, ndr) nell’ufficio politico del Pd sono volate parole feroci contro Renzi.
Conte è alla caccia dei responsabili. Li troverà?
Non solo Conte: anche il Pd sta cercando i responsabili. L’operazione punta probabilmente anche a smembrare Italia viva, già un paio di settimane fa si parlava di 5 senatori in bilico, al momento Nencini (Iv-Psi) intende far parte dei “costruttori”. È una caccia che ha cambiato verso.
Vale a dire?
Mentre fino all’altro giorno sembrava Conte il bersaglio grosso della caccia, oggi è Renzi che incassa una sconfitta, vedremo di quali proporzioni.
Non mi hai detto se alla fine l’operazione responsabili riuscirà.
Io penso di sì. In ogni caso è ancora tutto in divenire.
Quanti ce ne vogliono?
La maggioranza è pari a 158 senatori, 18 sono di Iv, vanno prima sottratti tutti alla maggioranza, però dei 18 otto potrebbero votare per Conte, altri 10 sono già disponibili… insomma la cosa è fattibile.
Arrivi da Forza Italia?
Non mi risulta, ma nell’ultima assemblea di senatori del partito c’era molta preoccupazione. Un indizio significativo.
Preoccupazione per che cosa?
Per il voto! Con il taglio dei parlamentari, di 54 senatori ne saranno rieletti al massimo una decina. Tutta l’aula ha interesse che la legislatura possa durare fino all’ultimo giorno.
Quanto è remota l’ipotesi di un ritorno alla urne?
Quello che potrà accadere da qui a sei mesi non lo sappiamo, l’unica certezza che abbiamo è che il 3 agosto scatta il semestre bianco.
Siamo sicuri che Conte abbia le carte in regola per portare la legislatura a scadenza naturale?
È prematuro dirlo, vediamo quello che succede. Il suo può essere un governo elettorale come può non esserlo. Già si parla di spostare le elezioni amministrative a settembre, molto dipende dalla pandemia e dalle vaccinazioni. Anche dalle persone, cioè da chi saranno i responsabili.
C’è un afflusso centrista?
Cesa lo nega, la Binetti mi pare disponibile. Non ci sono più logiche politiche, conta arrivare al semestre bianco; varcata quella soglia, la fine della legislatura è a portata di mano.
Mattarella non era contrario alla soluzione responsabili perché politicamente debole? Così l’ha avvallata.
Il punto è che la scelta di Renzi ha cambiato il quadro politico. Si è preso atto che non si può andare a votare con questa emergenza sanitaria, ma al dunque Renzi ha mostrato tutta la sua inaffidabilità. Il Quirinale e il Pd hanno convinto Conte a fare un gesto di apertura, Conte obtorto collo lo ha fatto, alla fine ci siamo ritrovati con Renzi che apriva ugualmente la crisi. Per questo da mercoledì sera Renzi è morto per qualsiasi altra operazione.
Per tua stessa ammissione, però, l’operazione responsabili è fragile. E il perché è evidente. Mastella insegna.
Non sappiamo se si accontenteranno dei due ministeri lasciati liberi o se ci vorrà un rimpasto. Aspettiamo e vediamo.
Come mai secondo te Renzi è andato a schiantarsi?
Nel poker succede. Si è lasciato prendere la mano.
Qual era il suo obiettivo politico?
Mandare a casa Conte. Pensava di avere dietro il Pd e una parte sommersa dei 5 Stelle, ma questi due partiti non lo hanno seguito lui è rimasto da solo.
Incrinature nei 5 Stelle neanche a parlarne?
Sono compatti dietro Conte. È l’altro dato politico di questi giorni.
Cosa puoi dirci del cosiddetto partito di Conte?
Conte è da un anno al centro di voci secondo le quali il suo appeal e la sua popolarità attirano l’attenzione di vecchie volpi democristiane, Rotondi e altri. Vedremo. In ogni caso faceva parte dello schema ipotizzato da Bettini, che prevedeva un’alleanza Pd-M5s-lista Conte in caso di voto.
Come commenti l’uscita della Cei che nel mezzo dello scontro Renzi-Conte ha parlato di crisi che “appare assurda agli occhi dei cittadini alle prese con i contagi e il loro tragico corredo di morti”?
Non è la prima volta. La Cei segue il gruppo di Civiltà Cattolica, da Spadaro a Occhetta, che fin dall’inizio ha criticato il populismo. Non è più la Cei militante di Ruini, ma registra ugualmente la situazione del paese reale: c’è un 73% di italiani convinti che Renzi voglia la crisi per i propri interessi personali. Una crisi di governo è l’ultimo dei pensieri delle persone e la Cei interpreta questo sentimento.
(Federico Ferraù)